Gino Sirci, il volley e il calcetto

Gino Sirci è il “Moratti” del Volley italiano, della pallavolo insomma. Munifico presidente che come il Moratti calcistico, vince ma non in diretta relazione a quanto investe.

Invitato in una trasmissione locale umbra, il presidente della Sir Safety Umbria Volley, appena laureatasi campione del mondo per club (competizione vera ndr) risponde così ad una domanda della giornalista in studio: “è appassionato di calcio a 5?”

“No, calcio a 5 no, ho seguito un po’ adesso i mondiali di calcio, però calcio a 5 no. Il calcio a 5 è uno sport che è stato un po’ soppiantato adesso dal padel”

Soffermiamoci su quest’affermazione, d’uno dei maggiori imprenditori italiani nell’ambito della produzione di materiale antiinfortunistico. La sua azienda è leader in Italia, affermata all’estero. La Sir Safety Umbria Volley ha in bacheca: 1 scudetto, 3 coppe italia, 4 supercoppe italiane, 1 mondiale per club.

Invece di una semplice e facile indignazione, proviamo a tentare una riflessione.
Il calcio a 5 soppiantato dal padel. Si, almeno a giudicare dal numero di riconversioni dei campetti di calcetto. Ma se sono i campi di calcetto e non di calcio a 5, il calcio a 5 è quindi, per una grossa fetta del pubblico di non appassionati, semplicemente calcetto?

Gino Sirci però non si ferma qui. Perché una volta che hai liberato la parola da ogni vincolo di pensiero complesso, non vale la pena trattenersi.
“Sto calcio a 5 giocato sul palazzetto, mi fa ridere proprio”.

Prosegue: “il fatto di giocare dentro ad un palazzetto e fare quello sforzo li, quelle corse, dico io ma non sentono caldo? Non sentono il bisogno almeno ad un certo punto della stagione di uscire? Perché quanto dura la stagione? Magari non so verso marzo è bene che escono”.

Il presidente Sirci si è poi scusato per l’episodio ma non con il congiuntivo. Escano e non escono, ma qui è un dettaglio quasi da grammar nazi. Le parole sono pietre, non le puoi trasformare così con uno “scusate” in batuffoli di cotone.

Talvolta è utile, guardarsi dall’estero. Dal lato del volley maschile, d’un funambolico quanto munifico presidente. L’indignazione per le parole di Sirci, mutano in qualche modo la percezione del calcio a 5 come calcetto? Il futsal poi è un livello ancora ulteriore e lontano.

“Perché quanto dura la stagione?”. Una domanda che costituisce l’apice di una ignoranza che non si può trascurare. Perché rappresenta inequivocabilmente quell’enorme solco che divide quello che il calcio a 5 pensa di essere da quello che in realtà è.

Uno sport ripiegato su se stesso, che parla a se e agli appassionati che già ha. Le cui partite in A2 femminile vengono interrotte perché si scivola dentro ad una tensostruttura spacciata per palazzetto.

Quello stesso “pala” dove s’è anche disputato in precedenza un match di cartello della serie a maschile, trasformato dalle condizioni del terreno di gioco, in una stramba versione di “Holiday on Ice”.

Sirci che derubrica il calcio a 5 a passatempo soppiantato dal padel, merita sicuramente una reprimenda per i suoi modi e la scelta delle parole impiegate. Non elide però il vero quesito: perché è così facile derubricare e denigrare una disciplina nazionale come il calcio a 5 italiano?

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