Seicentomila di reach e Mastodon

Quando un contenuto prodotto, raggiunge mezzo milione di persone, è già un numero difficile da immaginare. Seicentomila è ancora più strabiliante. Diventare virale con un contenuto non è particolarmente difficile, come lo è per altri.

Basta conoscere i meccanismi e sfruttarli, adoperarli, manipolarli. È accaduto. Dopo un solo anno, c’è lì fuori qualcosa, pubblicato da Linea Laterale, che ha raggiunto seicentomila utenti. Certo, su “boomerbook” ma è lì che c’è il pubblico del futsal.

Il futuro è video, verticale. Ho il calcio, come trick, come espediente. Seguendo canoni ben precisi, mi sono mosso. Una giocata, d’un bimbo, l’intervento scomposto del difensore. Racconto una storia, nella quale si nasconde nemmeno troppo, una controversia, una discussione.

Ho fatto leva sull’emozioni quelle più radicali e il pubblico italico del calcio ha fatto il resto.
La chiave è drammaticamente la stessa, dalle pitture rupestri in poi. Il media adoperato è solo una conseguenza dei tempi. Il media è solo una conseguenza dei tempi.

Ero già riuscito in un’operazione simile, con un pezzo su Julio Velasco e la sua famosa dichiarazione: “giochi se te lo meriti”. Anche allora travalicò i confini del calcetto per tracimare altrove. Nulla però di queste dimensioni. Nemmeno il “Ternana ChempionZ Gate”, generò questi numeri.

Segno dei tempi, di una polarizzazione sempre più marcata. In un contesto sociale nel quale è possibile attivare gli istinti più bassi di una certa generazione, nascosta dietro ad una tastiera, con una facilità disarmante.

Spesso, almeno nel futsal nostrano, pur di generare due click, si ricorre al “coccodrillo”, condoglianze varie, disgrazie di qualche genere. Macabra alternativa all’onanismo nel calcetto a cinque, come strumento di comunicazione.

Utilizzare i social non è il semplice atto di postare, pubblicare e condividere. È una strategia, talvolta destinata a fallire. Come l’account TikTok di Linea Laterale, precipitato in un limbo dal quale cerco di sollevarlo, al momento, invano.

Spesso i fallimenti rappresentano ostacoli di registro comunicativo, di strumenti. Insomma per farla breve, di quando, di quello che postiamo “non frega una ceppa a nessuno”. Si può sempre, tornare su boomerbook e alle foto dei gattini (che funzionano sempre i gatti ndr), oppure studiare e cercare di comprendere.

Altre volte, il fallimento è nella piattaforma o in chi la gestisce. Elon Musk ha generato non solo un esodo da Twitter da quando l’ha acquistato, verso Mastodon. Ha aiutato Jack Dorsey, il creatore di Twitter e della piattaforma per pagamenti online Squadre, a lanciare Bluesky, che è di fatto un “twitter fatto meglio”.

Adottare una piattaforma, prima degli altri, permette d’acquisire una conoscenza maggiore e conquistarsi una posizione di rilevanza prima che arrivi il gregge. Nulla dura per sempre, in un mondo in velocissima mutazione come quello digitale. Se avete seguito il mondiale di calcio in Qatar avrete notato la striscia pubblicitaria di Meta.

Si, quella di “facebook” che racconta di Realtà Aumentata, Virtuale e di “metaverso”. Di mondi diversi e digitali. Di quanto siano “utili e comodi”. Convenience, in inglese. È la parola che ha portato all’adozione dello smartphone, quando c’erano tutti quelli che dicevano: “che ci dovete fare?”, la risposta qualche anno dopo è stata: “Tutto”.

Così come per i social media, gli mp3, lo streaming. Le rivoluzioni sono basate sulla comodità e sulla facilità d’uso ma non sulla massificazione, perché quella c’ha portato gli estremismi, la polarizzazione globale e i “buongiornissimo caffè”. Autentiche piaghe, anche per il calcetto a cinque saponato.

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