Il Barcellona di Ferrao, resta fuori dalla Final Four di Uefa Futsal Champions League.
Un gol, serviva un solo gol per portare i blaugrana, detentori del titolo, alle Finals. Non è arrivato. Dopo otto partecipazioni consecutive alla Champions, l’ex Halle Gooik approda tra le quattro migliori d’Europa. Vorrei raccontarti che nell’exploit della squadra belga c’entrano anche i sexy shops, ma questa è una storia, per un momento diverso da questo.
Benfica, Sporting Lisbona, Palma e Anderlecht. Potreste spiegare ad un calciofilo questa manifestazione e questa disciplina, semplicemente elencando le quattro migliori squadre d’Europa. Sono brand noti ai tifosi di calcio e per questo riconoscibili e vendibili.
Rendono questa disciplina appetibile, reale per un pubblico che nella stragrande maggioranza ignora l’esistenza del “calcetto professionale”. L’immaginario collettivo è ancorato poi da tempo a stereotipi difficili da eradicare.
Fuori da questa Final Four e per il secondo anno consecutivo anche i kazaki del Kairait. La power house alimentata a colpi di gas liquefatto, paga oltre misura l’assenza di un portiere come Higuita. Non solo per la sua presenza tra i pali ma per le soluzioni tattiche che offre alla sua squadra.
Kairat che festeggia a modo suo anche l’eliminazione del Barcellona. Una vecchia storia, una rivalità che è cresciuta negli anni. “Il pianto è sempre libero” non è solo una determinazione sociale lo è anche a livello sportivo. Rappresenta il fossato scavato tra Kairat e Barcellona.
Mal comune, mezzo gaudio. L’unico commento possibile prima di lasciarmi trascinare dalla china ripida dei luoghi comuni. Forse no. Perché aleggia ancora l’amaro sentimento, per non aver visto i Campioni d’Italia disputare una manifestazione a cui avevano diritto ma sembra non abbastanza interesse.
Perché forse la storia di una squadra belga che prende sberle per otto anni e poi manda a casa Ferrao e compagni non rappresenta una lezione di sport importante. Non lo è nemmeno quella dello Sporting Lisbona che ne segna cinque all’Eboli ruotando, i suoi tre quartetti. Pensare che ne basterebbe uno per vincere la Serie A italiana, mentre gli altri due potrebbero tenere a distanza il Benfica in Portogallo.
In Italia accade d’essere felici per un primo tempo chiuso con il minimo scarto, quando alla vigilia si favoleggiava d’un passaggio del turno dell’Eboli, contro una squadra che è andata in finale di Champions 3 volte nelle ultime 4 edizioni.
Il problema delle favole sorge quando queste si scontrano con la realtà. Invece di raccontare di un Davide contro Golia, s’è scelto di fantasticare intorno ad una compagine che ha l’ovvio merito morale d’aver raccolto da terra una diritto a partecipare lasciato cadere da altri.
Il campionato più bello del mondo, porta zero squadre da anni, in Final Four di UEFA Futsal Champions League. Il campionato lusitano, dominato dallo Sporting Lisbona inseguito spesso vanamente dal Benfica, porta tutte e due queste società alle Finals.
Però volete mettere il fascino del calcio saponato italiano, quello delle tensostrutture, delle qualificazioni agli europei strappate a fatica, dell’uscire al primo turno. Nulla al confronto con i risultati del Portogallo.
Campioni d’Europa, Campioni del Mondo, Campioni d’Europa.
Il futsal italiano dovrebbe tornare da Anversa, quella in Belgio come l’Anderlercht, prima o poi. Non vorrei arrivasse però, prima Godot.