In bilico tra Coppa e la coppa

Davvero devo raccontarvi ancora di quello che avete visto, spesso dal vivo o quantomeno con i vostri occhi? Gli spettatori del futsal, coincidono con i lettori, quasi. S’è giocata la Coppa della Divisione maschile e la Coppa Italia femminile, quindi che faccio, riassumo? A modo mio.

Il Napoli costruito per vincere tutto, inciampa nel San Giuseppe e rotola fuori agli ottavi del primo trofeo stagionale. Si, quel San Giuseppe con sette punti in classifica dopo sette giornate. Una squadra di Serie A2, del lungotevere, prima elimina l’Olimpus e poi quel Pescara che aveva fermato i ragazzi dell’Olgiata, solo qualche giorno prima.

Una competizione deve avere la sua cenerentola, la sua favola, altrimenti è quella manifestazione alla quale partecipano tutti e almeno negli ultimi anni vinceva una squadra di Fulvio Colini.

La cenerentola arriverà in semifinale, che sia l’Italpol o il Mantova, cambia poco. Avrete tutti la storia del futsal agli italiani. Almeno fino a Dicembre. Poi se avete fatto i bravi, Babbo Natale vi porta anche la cenerentola in finale, così si potrà raccontare di quella competizione che offre a tutti la possibilità di vincere. Oppure no?

Nel femminile, s’è disputato il primo turno di Coppa Italia. Equilibratissimo. Delle sei partite in programma, abbiamo registrato 4 imbarcate. Due 6-1, un sette a uno e un 5-1. Una Kick Off che passa solo ai rigori, con quello decisivo di Ghilardi, autrice di una tripletta.

Greta, classe 2003. Gioca, segna mentre in troppi attendono  ancora l’arrivo del talento di troppe giocatrici, di altre aspettiamo che meritino qualche cosa più di uno scampolo di partita a risultato ampiamente acquisito.

Come ama ripetere il Montalbano argentino: “Se a diciotto anni non sei in prima squadra, non sei un calciatore”. In prima squadra, lui intende in campo, non ha fare l’indossatore di pettorina. Per quello in Italia c’è spazio anche per i cinquantenni.

Partite buone al femminile, per incrementare il bottino personale di goal, per evitare che gli arti di troppi restino anchilosati in panchina e per poco altro. Le foto, le partite anche quelle particolarmente brutte, sono una miniera di volti e storie.

Ci vuole però qualcosa di più per convincere altri ad uscire di casa. Affrontare quella pioggerellina fastidiosa sul viso, fino al palazzetto. Qualcosa che non siano partite decise dopo vento secondi.

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