Ora che ve l’ha detto Report?

Potete recuperare la puntata di Report, quella del 14 Novembre 2022, come ho fatto io, su Rai Play. Per scoprire che quello che avete in troppi derubricato come “videogames” in questo momento, mentre vi scrivo, s’è mangiato il futuro del vostro sport.

La possibile espansione della disciplina del futsal, ma vale per qualsiasi sport che potrebbe rientrare nella definizione minore, è stata già fagocitata dagli eSports.
Il fallimento è così palese che il calcio ha provato a saltare sul “bandwagon” degli eSport, provando ad accodarsi al videogioco della EA.

https://www.raiplay.it/video/2022/11/Report---Puntata-del-14112022-4eddcf5a-08b4-4234-87c9-fbf19e76bfff.html

Vent’anni fa, ai calciatori anche se non l’avrebbero ammesso nemmeno sotto tortura, importava del proprio voto sul giornale sportivo. Oggi, l’unica cosa che conta è l’overall di FIFA, se hai un valore più alto in velocità del tuo compagno di spogliatoio.

Gli eSport hanno tutti i requisiti per essere il fenomeno d’intrattenimento non sono del futuro ma del presente. Un volume d’affari che è il doppio di quello di Cinema e Musica combinati.
La capacità di generare contenuti 24 ore al giorno, sette giorni su sette.

“Dramah”, scandali, polemiche, personaggi, eroi e villani. L’attenzione totale della Gen Z e di quelle che verranno dopo. Una crescita esponenziale che non si arresterà perché alla guida degli eSport non c’è posto per il dirigismo, tanto caro alle federazioni sportive.

Nel futsal italiano si perpetra con orgoglio la miopia culturale, si celebra l’assenza di conoscenza. Generando così un fallimento nella percezione di quello che accade intorno alla disciplina. La riassumerei con una frase che qualche giorno fa qualcuno m’ha scritto: “Siamo su SkySport e dovevamo essere su TIkTok”.

True. Nella misura della distanza tra realtà e uno sport che è seguito letteralmente dai parenti e dagli amici. Resta però più facile, per i semplici di pensiero, arroccarsi dietro all’idea che ogni disamina sia a detrimento del futsal.

Ci sono delle regioni che andrebbero analizzate, comprese e applicate, che hanno portato ventimila persone in un palazzetto a guardare da uno schermo gigante, giocare i Worlds di League of Legends.

Sono le stesse che attirano solo un pugno d’appassionati sugli spalti semideserti del futsal italiano. La desertificazione del calcio a 5 avrà anche dei responsabili, ci sarà qualcuno, ad esempio quelli da vent’anni impegnati come dirigenti nel futsal. Qualcuno l’ha condotto il movimento fino a qui.

Il futsal ha alcune caratteristiche attigue a quelle degli eSports, fallisce però nella sua diffusione perché è ancora maneggiato come se dal campanile della chiesa di Brescello, Don Camillo tenesse sotto tiro Peppone, sul palco davanti alla Casa del Popolo.

Troppi presidenti del futsal somigliano sospettosamente a Benito Fornaciari e le squadre sono gestite in molti casi come il Borgorosso Football Club. M’accontenterei anche ogni tanto perfino d’un Walter Ferroni nel calcio a 5.

Arriverà come accade spesso, l’ennesimo uomo della provvidenza. Quello che non rischia un euro in questa operazione. Tutti però pronti a seguire il prossimo pifferaio magico, che suona la melodia del nuovo che avanza, circondato sempre dalle stesse facce.

Felici così, voi che investite del denaro a fondo perduto, come possono non esserlo io. Alzerete una coppa, anche più d’una. Poi arriveranno altri a prendere il vostro posto. Ognuno sicuro di poter fare meglio di quello che l’ha preceduto, ignorando d’averne mutuato anche gli errori.

Così in un ciclo perpetuo.
Mentre l’interesse si sposterà altrove, sette giorni su sette, ventiquattro ore al giorno potete trovare online una partita “ranked” di LoL, Dota 2, Valorant, CS:GO, Overwatch e l’elenco è lungo, molto lungo.

Il futsal rimarrà confinato nel fine settimana, con un flusso di notizie che si trova collocato tra i video delle ricette della compianta Suor Germana e una televendita di Mastrota. Lo spettacolo del futsal.

Vero, è una spettacolo, talvolta. Ne scrivo e ne parlo con entusiasmo, applicando però del sano realismo. Perché questo è sport che fa 100 spettatori e non ventimila. Parafrasando il vescovo George Berkeley, vi lascio con questa riflessione: “Se non lo vede nessuno, se non ne parla nessuno, è mai davvero esistito?”

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