Il Test del Testosterone

Lo sport agonistico nel ventunesimo secolo è sicuramente caratterizzato dall’emergere dirompente di fisicità imponenti. Atleti con strutture fisiche prima considerate inadatte alla pratica di alcune discipline, ora ne sono diventate lo standard di riferimento.

Big, Strong and Fast. Con queste tre parole, nella lingua anglosassone, quella veicolare dello sport mondiale, ci si riferisce alla nuova generazione di fenomeni.

L’accresciuta capacità muscolare e aerobica, sono solo due delle voci di una lunga lista di caratteristiche che oggi definiscono il prototipo dell’atleta. La ricerca del vantaggio competitivo dal punto di vista fisico non è privo di contraddizioni di genere.

L’ultima Coppa d’Africa al femminile, probabilmente è stata l’epicentro di un terremoto che ha per sempre sconvolto il calcio femminile. Il Wafcon 2022, non è solo stata la più grande manifestazione continentale al femminile, quella con il più grande premio in denaro.

Non era la sfida alle perenni campionesse delle Nigeria. È stata la manifestazione che ha introdotto il test sul testosterone per le giocatrici. Escludendo le frodi dirette, quelle di uomini che si fingono donne, autentica piaga del calcio africano femminile, il test è stato introdotto per verificare il genere.

Questione ancora più controversa è l’assunto che giocatrici con alti livelli di testosterone godano di un vantaggio sleale. Iyabo Abade, nigeriana, per anni si è dovuta confrontare con tali accuse, fino alla sua espulsione dalla competizione. Avvenuta quando s’è scoperto fosse intersessuale.

Si tratta di una condizione medica. Una persona intersessuale può nascere con una combinazioni di tratti biologici maschili e femminili. Esistono diverse condizioni intersessuali, che rientrano nella letturerature medica come “differenze di sviluppo sessuale”.

Oggi Abade è James Johnson ed è in fase di transizione chirurgica. Questa decisione di carattere anche psicologico non può essere utilizzata a sostegno del test del testosterone. Nessuna motivazione morale deve essere inclusa nella conversazione.

I vertici della Caf, la Confederazione del calcio africano, partendo da questo proposito hanno rinunciato alle regole di genere previste dalla Fifa, balzando di fatto nel futuro. Adottando il test del testosterone come strumento per stabilire l’idoneità dell’atleta.

Non sono mancate ovviamente le polemiche. La stella dello Zambia, Barbra Banda, 22 anni, è stata ritenuta non idonea. Le speranze di vittoria della sua nazionale si sono infrante su quel test. Come il sogno sportivo del capocannoniere della Chinese Super League con 18 gol in 13 partite.

La condizione borderline di altre due sue compagne di squadra: Racheal Nachula e Racheal Kundananjii non ha certo aiutato il tentativo di perorare la causa di Banda.

Altre dieci giocatrici, di vari paesi finiscono appiedate dagli alti livelli di testosterone. La nigeriana Francisca Ordega, la marocchina Nahla Rakkach, le giocatrici del Botswana Nondi Mahlasela e Lesego Radiakanyo. Charlotte Milago del Burkina Faso, Saffira Guinand del Burundi e Claudia Dabda del Camerun.

Non vi è dubbio che questo è solo il primo capitolo di una vicenda destinata a tenere banco per molto tempo nel calcio femminile ma anche pronta, ad estendersi ad altre discipline.

L’atletica leggera africana ha già sospeso la star sudafricana Caster Semenya, nonostante sia anch’essa nata intersessuale. Molte altre atlete sono state invitate dalla federazione ad abbassare i livelli di testosterone, indebolendone però di fatta la capacità di competere.

La competizione di genere è profondamente mutata in alcune archi generazionali, così dovranno fare le regole codificate per le discipline. Basandosi ovviamente su rigidi protocolli scientifici.

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