Il PSG degli eSports

Non una squadra che è il Paris Saint Germain degli eSports, letteralmente il club di Nasser Al-Khelaïfi che acquista la franchigia cinese LGD Gaming e si lancia nel mondo di DOTA 2.

Correva l’anno 2018. Quattro anni dopo, con una pandemia nel mezzo, il club transalpino schiera ovviamente una squadra di FIFA ma anche una di League of Legends, DOTA 2, Rainbow 6, Fortinite e Arena of Valor.

Perché un club di calcio di livello mondiale, sceglie d’investire, importanti somme di denaro in squadre di eSports e non nel futsal. La risposta più semplice nella sua banalità è: la sostenibilità economica.

L’altra è l’appeal verso il pubblico, il fatto che gli eSports rappresentino un veicolo pubblicitario e il calcetto a cinque francese, no. C’è un pubblico al quale importa di quel videogame e non del futsal.

Per questo l’emiro proprietario del PSG ha deciso di orientare, una piccola parte degli investimenti del club calcistico, in questa area. Con la stessa filosofia finanziaria perpetrata nel calcio, hanno semplicemente comprato i migliori.

Come però per Kylian Mbappé Lottin e compagni, questo non è bastato. Sconfitti in finale al recente International di DOTA 2 a Bucarest. Almeno loro, in finale ci sono arrivati.

L’International è il trofeo più ambito nella community di DOTA 2. Con un montepremi totale di oltre 40 milioni di dollari. Quaranta milioni di dollari, da distribuire ai partecipanti.

Il futsal italiano, non riesce a trovare 400 euro per noleggiare un nove posti in più, figurarsi 40 milioni e per giunta di dollari. Non è solo l’aspetto economico ad essere rilevante.

La base dei praticanti di eSports, si auto genera, non ha bisogno di nessun avviamento allo sport, nessuna necessità di tecnici di base, nessuna struttura da costruire. Casa, console o computer e perfino smartphone da addizionare al fattore tempo.

I giocatori professionisti, emergono attraverso un sistema di tornei, una “ladder” come la chiamano gli anglosassoni, molto simile per struttura a quella dell’ATP del tennis.

Mentre il futsal si batte il petto, piange per gli oriundi, sorride agli italiani di nascita, il PSG di DOTA 2 è completamente di nazionalità cinese. Gli eSports non hano un sistema di nazionali pur mantenendo una forte identità nazionale negli atleti.

I modelli, di sviluppo, ci sono. Sono già attivi in altri ambiti e portano risultati. Tutti hanno però al centro la sostenibilità economica. Il calcetto a cinque italiano invece è solo un centro di costo.

Una voragine nella quale a turno qualcuno sceglie forse per indicazione divina, di gettare del denaro. Mentre altrove c’è gente che fa soldi con “i giochini elettronici”.

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