Caffè Corretto – Il figlio del Panadero

L’esordio di Araceli Gayardo, sulla panchina del Francavilla, sigilla il risultato dopo una manciata di secondi. Tampa in velocità sulla linea laterale, incrocia il tiro e realizza l’uno a zero. Come al campetto.

Una prima giornata che s’era aperta con un Lazio – Pescara, ancora carico di strascichi umorali. Se c’è un momento, di quella partita, che m’ha sorpreso è il gol di Boutimah. Sara tira fuori dal cilindro dei colpi possibili, una finta a mettere la palla in mezzo. Poi, un colpo sotto ad ingannare il portiere, sul primo palo. Sarà vero che i giocatori acquisiscono consapevolezza, in momenti diversi della loro vita.

Nella pletora dei risultati, scontato assistere alle difficoltà delle neopromosse, opposte ad avversari che mirano ai playoff.
Business as usual.

In una domenica che nel palinsesto sportivo offre: Turno di Coppa Davis, Motogp, Finale Europeo di Basket tra Francia e Spagna. Milan – Napoli: scontro di vertice della Serie A di Calcio, Finalissima di Futsal tra Spagna e Portogallo. Per gli appassionato di NFL c’è tutto il turno che si spalma tra le 17 e le 3 del mattino.

Incuriosito però dalla Kick Off, apro una terza finestra sul pc. Il Napoli rimonta il Milan, mentre guardo i Patriots vincere contro gli Steelers, usando il cronometro, in una Salsomaggiore che sembra avvolta da uno green screen da set cinematografico, le ragazze in nero e verde, imperversano.

Prendo lo smartphone e scrivo. Perché il gol di Simone, la bordata sotto il sette, che ora i nottambuli del futsal dicono sia un talento evidente, non lo è affatto. Nottambuli di cosa, esattamente? Ci sono cinque ore di differenza tra l’Italia e il Brasile, sicuri di fare l’alba guardando il futsal?

Digito: “Ci sono quelli che dicono di capire di futsal, poi ci sei tu”. Il commissario argentino di Vigata. Lo stesso che una fredda mattina di domenica, in una vita che sembra lontana da questa, si trascinava in un campetto alla periferia di Buenos Aires. A guardare il figlio del “panaettiere”, undicenne, pensare con i piedi come nessuno mai.

Forse è vero. Il talento riconosce il talento. Anche quello che tutti hanno sotto gli occhi mentre sono impegnati a guardare l’ovvio, che in quello Stein era davvero evidente.

Partite a premi, di quelli strani. Assegnati perché si segnano tre gol e anche perchè non si segnano i gol. Effetti e affetti da palco, da vecchi rancori tra adulti e da parole sul bancone, come un caffè sospeso.

La calma di Pamela Presto, in panchina è una mutazione della foga agonistica del giocatore che è stato. È l’emergere di quel tratto del carattere che in campo l’aveva trasformata nel Capitano in mezzo alla tempesta.

Una stagione passata a portare la croce, due gol all’esordio di quella nuova. Così Vanelli si scrolla di dosso il peso di una responsabilità, che l’hanno scorso non l’ha schiacciata ma l’ha resa più forte.

Madeleine, il colosso svedese. Più generosa di quanto sia bella e non è semplice esserlo. L’appoggio a Bortolini per un gol più facile di quello che poteva segnare lei, è un gesto da donna vera, prima che da giocatore vero.

Più determinante dei sorrisi malevoli che si sono sparsi nella piccola bolla del futsal femminile, alla notizia del suo tesseramento. Giocatore, di quelli ai quali puoi chiedere di aiutarti a costruire, per vincere.

Maite, I missed you. Mi sei mancata, sulla linea laterale, tantissimo. Pronti, via.
Ordine, sensatezza, ammonizione per proteste. In panchina è sempre partecipe di quello che accede in campo.

Alle ventuno e quarantacinque però, devo loggare UEFATV. C’è la Finalissima.
Spagna vs Portogallo. È la partita, con buona pace di una Argentina in difficoltà anche contro il Paraguay.

Alla fine, poi, vincono i portoghesi. Dopo dieci anni passati a farsi mangiare in testa, da chiunque, anche dall’Italia. Eccoli, ancora lì. Campioni di tutto quello che era possibile vincere.

Ai rigori, con in porta, titolare in nazionale, la riserva del Benfica. Quel Benfica sbeffeggiato abitualmente in campionato dallo Sporting Lisbona. Quella stessa squadra disposta a pagare una clausola rescissoria da 200 mila euro per Diego Nunes.

Tra Portogallo e Spagna, si pagano le clausole. Se chiami dall’Italia, come ha fatto il Napoli di Perugino, prima ti sbattono il telefono in faccia, poi smettono di risponderti.
That’s futsal guys.

Exit mobile version