Essere pionieri

C’è un futsal, quello della comunicazione sportiva, che ripete sempre le stesse ricette, meravigliandosi dei pessimi risultati che genera. Avvolti ancora nella nebulosa galassia delle teste parlanti, delle interviste con risposta incorporata, nei racconti che non raccontano nulla.

Il futsal si rifiuta, pervicacemente di essere pioniere. Confondendo spesso, l’unicità con la ripetitività. Farlo per la prima volta è profondamente differente dall’essere gli unici a farlo. Questi secondi, sono i pionieri.

Quando umilmente avete visto comparire, avatar digitali, su queste pagine, avrete probabilmente sfoggiato una risatina sarcastica. I più semplici hanno derubricato tutto con un “è una cazzata”.

Bene. Il nuovo CEO di Nike, invece ha pensato che questa “cosa degli avatar”, sia una questione dannatamente seria. Così il colosso dell’abbigliamento sportivo s’è lanciato in un mercato che nel 2030 potrebbe valere: 3 Trilioni di dollari.

Tanto da fondare su Roblox, uno spazio che si chiama Nikeland, dove LeBron James ha realizzato un progetto speciale. Dare lezioni di basket ai fan più accaniti. Oh, una “stronzata” vero. E si, che voi ne sapete di “marketing”.

“Per la maggior parte dei brand il metaverso è ancora un concetto confuso, ma è già nella mente di tutti i giovanissimi, è la nuova ossessione”, ha scritto recentemente Greg Petro su Forbes.

Il futsal deve essere pieno di persone che hanno più conoscenza di un columnist di Forbes. Deve essere questa la risposta giusta, deve essere questo il motivo per il quale il futsal comunica in maniera così innovativa da usare ancora i caratteri mobili.

Non sono soli i numeri ad essere da capogiro. Lo è il potenziale giro d’affari. C’è una nuova frontiera della fruizione dei contenuti digitali, che però esisteva già: è stata l’accessibilità al mezzo tecnologico ad impennarne la crescita.

In un momento storico digitale, nel quale, creare contenuti per molti si riduce a scrivere due righe dalla dubbia sintassi online, o dire due parolacce tanto per sentirsi alternativo, il “metaverso”, riporta la creazione di contenuti ad un livello di complessità che elide l’analfabeta funzionale dall’accesso.

Seppur semplice nella sua complessità, creare contenuti, torna ad essere una professione per la quale è necessario possedere una serie di abilità che necessitano una istruzione. Non basta più aver imparato a scrivere a scuola.

Il Metaverso ha anche il vantaggio di non essere trasversale, escludendo le generazioni d’origine analogica. Si ha quindi accesso immediatamente ad un nuovo e potenziale pubblico.

Un bisogno che ha sentito la NBA e perfino la Formula 1, ma che il futsal con i suoi palazzetti pieni pensa di poter tranquillamente ignorare. La domanda che continuo a farmi è: se quelli che sono conosciuti da tutti, sentono il bisogno di essere conosciuti da altri. Perché quelli che non li conosce nessuno, non condividono quel sentimento?

Perché questa commercializzazione tradizionale non funziona. Si ripete da anni, con forme solo leggermente diverse e non ha portato a nessun incremento di pubblico. Non funziona meglio del passaparola cittadino.

Vero, dimenticavo. Forse non v’interessa davvero. Forse questa disciplina, così piccola, la comprendete meglio, la controllate meglio. Non attira altri, non rischiate che vi venga sottratta.

Total
0
Shares
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Related Posts