Nell’arena di Katowice in Polonia, quella costruita per gli esport, l’Italia di volley maschile, dopo quasi trent’anni torna a vincere il titolo mondiale. L’impresa contro i due volti campioni, di fila, di casa della Polonia.
Polonia, dov’è che l’ho già sentita nominare. Nell’Europeo di futsal maschile nella sua versione under 19. Qui però la differenza sostanziale non è solo nell’età ma nelle parole del CT Ferdinando “Fefè” De Giorgi al termine della competizione.
De Giorgi è uno degli “invincibili” di Julio Velasco, tre volte campione del mondo da giocatore. Realizza questa impresa da allenatore e sono parole sue: “con giocatori che non giocano nemmeno nel loro club e qualcuno nemmeno in Superlega”.
Come again please?
Com’è quindi che c’è bisogno di campionati “competitivi”, di livello per vincere in competizioni internazionali? Non è che quello che serve è invece, il talento?
Sulle due sponde della partita, in campo e in panchina. Perché senza, credo occorra ribadirlo, non si vince, non importa quante partite giochi. Se a volte non basta nemmeno il talento, come puoi fare, senza?
Se hai talento, trovi il modo di vincere, almeno ci vai vicino. Quando manca, ecco che si ricorre a mille altre motivazioni per giustificare una cattiva prestazione. Tutte nobilissime ragioni, che però non mutano la loro condizione: quella di essere una scusa.
Mentre De Giorgi racconta ai microfoni di Sky Sport, quanto questa sia una impresa proprio perché quei giocatori sono riusciti a competere a quel livello, pur non giocando abitualmente, i brasiliani con la medaglia di bronzo al collo festeggiano come se quella fosse d’oro.
“Perché vorrei ritrovarmi nello stesso pub in cui sono andati i brasiliani a festeggiare il terzo posto”, così Marco mi segnala l’entusiasmo verdeoro e il loro photo bombing di tutte le interviste degli azzurri. Perché anche arrivare terzi non è male, certo non quando sono solo quattro le squadre a competere.
Sei giorni al futsal giocato, ufficialmente. Almeno quello al femminile. Tutti i partecipanti sono entusiasti, pronti a grandi imprese, destinati a vincere. In realtà alla fine vince solo uno e nella scorsa stagione quell’uno è coinciso con la stessa squadra: il Città di Falconara con il motore lusitano.
Senza grosse novità. Se non in squadre di seconda fascia. La mia curiosità di vedere la nuova Kick Off competere è tanta. Per molte altre squadre, s’è trattato di mescolare lo stesso mazzo di figurine. Indice di una penuria di atlete di livello, preoccupante.
Nel maschile tra amichevoli che finiscono per “eccesso di competitività” ma bastava scrivere che se le sono date di santa ragione e caccia al non formato da mandare in tribuna, questa è forse la prima stagione nella quale non possono scrivere che la Serie A maschile di futsal italiano è quella competizione alla quale tutti partecipano e alla fine vince Colini.