C’è sempre una scusa, pronta

C’è stato un tempo, nel quale alle mancanze si rispondeva con un rimbrotto. Con un invito a migliorare, con la richiesta di una presa di responsabilità. “Hai preso un brutto voto a scuola? Studia di più, meglio. Impegnati.”

Nel corso dell’ultimo decennio siamo passati da una fase che gli anglosassoni chiamano “reality check” ad una completo ribaltamento delle posizioni. Se prendi un brutto voto, non è colpa tua. Nell’ordine: il professore ti odia, non sa fare il suo lavoro, non capisce quanto sei intelligente.

Questo atteggiamento s’è esteso a tutti gli ambiti della vita, rivelandosi dannoso spesso anche in quello sportivo. Accade così che se prendi quattro gol dalla Polonia U19, la colpa è della poca esperienza dei giocatori, della sfortuna, dei pali, del portiere avversario.

Con una profonda disonestà intellettuale: si cerca una scusa, che ci farà ricevere l’applauso. Piuttosto che indicare le responsabilità che ci attirerebbero gli strali di qualche “wannabe”. Il cerchiobottismo come stile di vita e di scrittura.

Perchè a guardarle davvero le partite, senza timore di ledere la regalità della maglia azzurra, in campo è palese che non ci sia abbastanza talento. Hanno più confidenza tecnica di noi anche i francesi, meno conoscenza tattica ma più fisicità. I galletti però sono gli ultimi arrivati.

Trovare il proprio posto all’interno di una scala di valori, aiuta la crescita, umana e sportiva. Perché mi permette di esaminare i motivi e trovare delle soluzioni. Genera miglioramento, non eccellenza ma quanto meno, decenza.

L’argentino di Vigata ama ripetere: “se a diciotto anni, non giochi in prima squadra, il calcio non è il tuo mestiere”. Perché quindi dovrebbe esserlo il futsal. Vi regalo una seconda citazione, più recente. La voce è quella di Allegri: “non ci sono giocatori giovani, ci sono quelli che possono giocare e quelli che non possono giocare (nella Juventus)”.

Nessuno si pone le domande. Perché sono le risposte ad essere difficili da maneggiare per un movimento sportivo come quello del calcio a 5 italiano, così abituato ad autocelebrarsi da non possedere strumenti critici. IL futsal italiano pensa di non averne bisogno.

Nel campionato di Serie A, così bello e probante, si festeggia l’arrivo dell’ennesimo 40enne. Somiglia più ad un campionato master che ad una vera prima divisione. Eppure tutti i presidenti vogliono sentirsi dire d’essere alla guida di una squadra piena di campioni.

Quindi pagano anche per quello, come per allenare o scendere in campo. Però queste cose loro non vogliono certo leggerle. Continuano così, immersi in questo ottavo cerchio della seconda bolgia dantesca. Le Malebolge.

Se un ragazzo 19enne italiano, non riesce a trovare posto nemmeno in mezzo agli elefanti in fin di vita, non è che il problema è un po’ più complesso di quello che si pensa di risolvere riducendo il numero dei non formati?

Perché vedete, Diego Armando Maradona ha giocato 33 partite nel Barcellona, se
Dmytro Čyhryns’kyj ne avesse giocate lo stesso numero (s’è fermato a 19 presente) non sarebbe diventato il pibe de oro.

Il talento non s’accresce con l’esperienza, lo fa la conoscenza tattica, la condizione atletica. Come ama ripetere Nick Saban: “il talento come la velocità non si allena”.
Vi ricordate il discorso della “sabbia” di Velasco, quando parlava del volley italiano?

Ecco la colpa è dell’elettricista. Non d’un movimento strutturato per fallire, a livello di nazionali perché della nazionale non importa davvero a nessuno. Il ranking UEFA della nazionale non influisce su quello della Champions League e quindi a chi dovrebbe davvero importare?

Non certo ai presidenti di futsal che comprano i 40enni, non a quelli che non partecipano all’unica competizione internazionale. Dovrebbe importare a chi compra sempre gli stessi invece di scoprire, costruire? Insomma fare qualsiasi cosa tranne ripetere le stesse scelte augurandosi un risultato diverso?

Non è mai colpa di nessuno. Perché l’attribuzione delle colpe equivale ad una assunzione di responsabilità. Siamo solo stati sfortunati, peccato che la fortuna come la sfortuna non esista. È solo il rifugio degli sciocchi.

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