Nell’arena di Jean, si disputa l’Europeo di futsal maschile under 19. Per quelli distratti dalle amichevoli e dalle interviste con risatina incorporata, gioca anche l’Italia. Quella vera, con le maglie azzurre e il logo giusto.
Partite vere, finalmente. Niente garage mascherati da palestra, niente incontri che somigliano più a sgambate sulla spiaggia. Si gioca per vincere, qualcosa. Per vincere, che a partecipare dovrebbero pensare gli altri.
Biglietto giornaliero di cinque euro. Arena di Jean che è anche velodromo, tempio della pallamano locale, del volley dell’Andalucia. Di recente ha ospitato anche una partita degli Harlem Globtrotters. No, niente balaustre a bordocampo.
Seggiolini dai colori variopinti. Una tecnica che quel pioniere di Pozzo adottò per primo in Europa nello stadio di Udine. Se non t’aspetti folle “argentine”, con quel trucco cromatico si riempiono gli spalti anche se non ne hai bisogno come il Jean che conta nel futsal 5000 abbonati.
Le competizioni d categoria hanno un fascino particolare. L’argentino di Vigata vi direbbe: “se a diciotto anni non hai esordito in prima squadra, allora non sei un calciatore”. Le guardo curioso di scoprire se c’è qualcuno in campo, pronto per giocare in Serie A, di futsal. Tra gli azzurri c’è Capponi che potrebbe farlo, già adesso.
Nella Francia che prende tre sberle dall’Italia, c’è un ragazzo che gioca titolare che di anni ne ha compiuti diciassette da pochissimo: Mamady Kouyate. Gioca contro ventenni sparpagliati ovunque. Ci vuole fisico, tecnica e personalità, per farlo e coraggio per chiederlo.
Frutto dell’academy di Lione. Il centro federale francese che si occupa di sviluppare il talento francese del futsal. Costola di un più ampio programma che sfruttando le peculiarità sociali della Francia, prova a creare i presupposti per un futuro sportivo sostenibile anche per i ragazzi del futsal.
L’Italia passa in vantaggio con la più classica delle ripartenze. Azzurri che si caricano di quattro falli subito, subendo a lungo lo strapotere muscolare dei transalpini. Ieri eravamo i transalpini degli spagnoli, oggi lo sono per noi, i francesi.
Berthold a difendere i pali dell’Italia fa la sua solida partita. Il suo errore più grossolano non porta al gol avversario e in partite così va a finire che le vinci. Il CT Bellarte nel time out predica calma: “non dobbiamo vincere cinque a zero”.
Ne bastano tre alla fine. Ripartenza e palle inattive. A scapito del ranking, del maggiore talento dei francesi e anche della loro esperienza. Tutte e due le squadre fanno partecipare alla manovra il loro portiere. Spero con buona pace di tutti quegli allenatori che non riescono a comprendere come difenderlo e sono tanti.
Qualcuno di quelli in maglia “blues”, giocherà nella Liga spagnola (ndr per quelli che pensano ne esistano altre) nella prossima stagione. Uno del Cartagena e l’altro nel Barcellona. Quanti talenti italiai ha strappato il campionato spagnolo a quello italiano?
Giocare nella Liga nel futsal è l’equivalente calcistico di giocare in Premier. Se sei bravo, giochi li. Le competizioni di categoria, sono anche una sorta di vetrina, ingannevole.
Un contenitore tecnico e agonistico limitato anagraficamente.
Accade così che l’Ucraina rimonti uno svantaggio abissale alla Croazia e porti a casa una rocambolesca vittoria per sei a quattro. Accade che il Portogallo subisca due reti dalla Polonia, pur battendola per 4 a 2. La Romania non può nulla contro lo strapotere iberico, ne subisce nove e la Spagna fa sembrare tutto facile. Anche quello che non lo è affatto.
Mentre la stagione regolare italiana è ancora lontana almeno tredici giorni, al femminile e qualcosa in più al maschile, non resta che loggare UEFA.TV e goderci lo spettacolo del futsal che vale una coppa.
Una coppa vera, disegnata da professionisti, incisa e non incollata. Ammirare quelli che forse saranno i campioni futuri di questo sport, ma anche quelli destinati ad essere risucchiati dal vortice delle necessità della vita.