Oggi è il mio compleanno. Per estensione e perché così per me è più facile da ricordare, anche quello di Linea Laterale. Le due cose collidono, quasi naturalmente.
Queste colonne digitali rappresentano una parte di me, una parte di me è in queste colonne.
Il mio compleanno è iniziato circa da 11 ore e 41 minuti, perché il calcio d’avvio scatta da mezzanotte e un minuto. Termina, qualche giorno dopo. Un tempo era sicuramente così, un tempo più semplice ma non per questo più felice.
In queste occasioni, quando tutto intorno mi ricorda il trascorrere inesorabile del tempo, mi torna alla mente una frase presa dal monologo del film: “The Big Kahuna”.
“Le persone più interessanti che conosco a ventidue anni non sapevano che fare della loro vita. I quarantenni più interessanti che conosco ancora non lo sanno. “
Conosco una generica direzione, che potrebbe però mutare come lo fanno gli affetti, gli interessi, perfino la meccanica astronomica. Lungo quella direttrice che non m’aspettavo di percorrere, ci sono le storie anche di sport, quelle delle persone, ma non tutte.
C’è la Grolsch, la Falanghina, i bicchieri raffreddati prima, gli stadi della Premier che fanno un rumore particolare e sono verdissimi, gli abeti scuri come la notte del nord europa, Piazza Unità d’Italia.
Ci sono anche le Figma, i videogames, la competizione, la lettura anche del manuale di volo del Buran. La pittura, gli occhi che non vedono come vorrei, gli anime ma non i manga.
Le buche scavate in spiaggia perché non puoi pisciare al vento, le lampade cinesi che prendono fuoco, i balconi pieni di ghiaccio e quel “però a terra qualcosa ci vuole”. Mia sorella che chiede gentilmente a qualcuna: “ricordami tu chi cazzo sei?”
Ci sono i viaggi, quelli percorsi sulla strada, quelli in aereo e quella voglia di fare “filone” ogni volta. Partire è sempre difficile, mai come lo è, tornare. Ci sono quelli che vivono, con dentro a battere forte contro il cuore, la voglia di andare.
Oggi. Dopo un anno di Linea Laterale, che non esisteva trecentosessantacinque giorni fa oppure si, è sempre esistita. Resta fermo il proposito, l’idea che si possa raccontare anche lo sport usando un passino a rete a maglie strette, che filtri via le banalità.
Spesso per vincere basta un gol più dell’avversario e poi resistere, anche un solo secondo in più dell’avversario. Questo non è però un percorso privo di dolore, sconforto e solitudine.
Dipingiamo anche a parole, troppo spesso, un mondo nel quale la sconfitta è “quasi una vittoria”, dimenticandoci come affrontarla, come sopravvivere alla delusione, cosa fare con tutto quello sconforto tra le mani e sul cuore.
Ho perso, “big time”. Come la Juventus ad Atene, come nella notte di Manchester, come in quella di Instambul. Non c’è nulla, nessuna vittoria che cancellerà il ricordo della sconfitta. Per alcuni però, quello è un fuoco che brucia e tiene aperte le ferite.
Vincere diventa l’unica strada possibile per non sentirsi ancora così, male. La vittoria non cancellerà quel dolore, eviterà che si ripeta. Vincere non è festeggiare, vantarsi, sollevare trofei. È pensare al prossimo traguardo quando i lustrini sono ancora a mezz’aria.
Il mio compleanno è l’odore di sabbia sulle mani, sono i messaggi a mezzanotte e un minuto di Anthea e Giorgia. Mi sarei aspettato piuttosto di veder apparire sull’uscio di casa Mia Khalifa.
Le voci, quelle che si mischiano, come il Brugal e la Coca Cola, il suono del mare che si mescola con il vociare dei bimbi a fine estate e il vento che porta le nuvole, si anche quelle dei Simpson.
Le parole di queste righe sono proprio come le nuvole, ognuno ci vede qualcosa, di diverso e alla fine va anche bene così. Scrivo per me, di me e capita che ogni tanto la mia di strada s’incrocia con la storia di altri.
Sono una brutta persona, mai sostenuto il contrario. Forse ho la gobba ma forse solo per via della fede bianconera. Possono permettermi però, di bruciare più neuroni di quanti molti ne possiederanno mai. Quelli che al massimo possono fare i castelli di sabbia, secchiello e paletta.
Oggi è proprio il mio compleanno. La torta con i bignè al cioccolato, il ghiaccio preso dall’omino del porto che non invecchia mai ma è sempre più magro. Con mai abbastanza alcool nelle vene, con una maglietta con qualche scritta equivoca e nel cuore i vostri auguri.