Se avessi continuato con il futsal

Nel 2010 un ragazzetto francese di belle speranze, debutta nella nazionale francese di futsal. Si chiama Ben Yedder, nome che tradisce le sue origini tunisine ma è nato a Sarcelles, nella cintura periferica parigina. Vent’anni.

No, questa non è una storia di banlieue. È una storia di calcetto. Di quello che non basta a vivere, che non è una carriera. In quel duemila dieci, Ben Yedder è un fenomeno del parquet.
Ha portato il calcio giocato in strada, in compagnia di un certo Riyad Mahrez, nei palazzetti.

Ha già debuttato con la nazionale francese di futsal. Eppure, il ragazzo è sul punto di smettere. Perché la vita, tenta sempre di strappare il talento, per normalizzarlo. “Se avessi continuato col futsal, avrei dovuto cercarmi un altro lavoro”, le sue parole quando racconta di quel momento prima che tutto cambiasse.

Un osservatore del Tolosa, inciampa letteralmente in questo talento e gli offre quello che cercava, un lavoro. Si. Sul campo di calcio, a 11 in Ligue 1. Passa una stagione nel Tolosa B, ad imparare a giocare a calcio.

“Bello quel dribbling, ma poi ci sono ancora cinquanta metri fino alla porta”. Gli indica il suo allenatore di allora. Impara in fretta il ragazzo. Il suo tecnico lo trasforma in una prima punta, lui ha il dribbling il Tolosa gli mette in corpo la corsa. Diciassette presenze, undici gol. Nel campionato amatori francese.

Due stagioni dopo di partite nel Tolosa, ne gioca 35 e mette a segno quindici reti. Nelle nove stagioni successive, non va in doppia cifra solo una volta a Siviglia quando si ferma a nove reti.

Ben Yedder è il bomber più prolifico del ventunesimo secolo in Ligue 1, avete presente vero, quella in cui gioca Mbappè e il PSG dell’emiro spendaccione. Uno degli attaccanti più letali in circolazione è quel ragazzo di origini tunisine, sul punto di smettere con il calcetto perché non basta a vivere.

Questa non è nemmeno una storia di “oh guarda il futsal t’aiuta a diventare tecnico” o qualche altra acrobazia di parole per impacchettare come fosse bellissima la scatola del futsal, che poi ad aprirla l’odore non è proprio profumo.

Questa è una storia di talento, che nel futsal o nel calcetto francese, non è sufficiente a sopravvivere ma nel calcio è abbastanza. Tanto da permetterti di diventare il bomber francese migliore degli ultimi dieci anni. Non è abbastanza, per vivere di futsal, ma è sufficiente a farti indossare diciannove volte la maglia dei blues, quella “vera”, e segnare 3 reti.

Uno sport che trasforma troppo spesso, il suo talento: in pizzaioli, idraulici, ottici, commercialisti e avvocati, non è una disciplina. È un passatempo, retribuito.

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