Terra rossa, sotto i piedi, nelle narici e sulle mani.
La stessa che puoi trovare in Angola, in Africa Occidentale. Quella stessa terra che ora ho sotto i piedi, terre comuni. Pangea, paleogeografia. Prima un oceano intorno, ora è nel mezzo.
Stessa lingua, il portoghese che sento rimbalzare sui muri, pochi, nell’aria, tanta. Posti sperduti, li chiamerebbe qualcuno. Lontani dagli aeroporti, dalle autostrade a tre corsie. Niente rustichella, niente soda variegata. Ecco che così, la vita rallenta ad un riimo più umano. L’aria ha un odore che non è quello del piombo. Mi guardo intorno: “siete partite in tante da qui”.
La casa di Lu, dove non prende nemmeno il cellulare e per fare una chiamata devi scendere in città. Una specie di casa nella prateria, dove il mangiare è a chilometri zero. L’orto è letteralmente dietro la sua casa.
Pareti piene di spifferi, dove con l’aria passano anche I sogni. Quelli che diventano difficili da spiegare ad una mamma che ti vede partire per andare dall’altra parte del mondo. Per un lavoro che non è un lavoro.
La polvere s’alza, s’attacca ai vestiti e al viso. Odora di sudore, erba tagliata e profuma di colore giallo. Guardo verso lo schermo muto del mio telefono, poi ancora intorno a me.
Un istantanea d’un tempo diverso, che qui sembra essersi fermato. Allora c’erano gli omini verdi di Messenger, c’era il nonno di Facebook, l’Orkut. Caricavi una foto in una decina di minuti se andava bene. Suonava il trillo di ICQ.
Cerco un posto per sedermi, cercare uno spazio per fermarsi tra I ricordi e I sogni. Osservo case basse, dove per scaldarti non hai un calorifero ma la vita vera. Il rubinetto del lavandino ha una manopola sola e un puntino blu. La mattina due dita bastano a lavarti la faccia. Anche così allo specchio, la faccia sembra pulita.
Vado incontro a treni che non passano mai, perché forse non esistono e quelle rotaie sono un pezzo dimenticato del passato. Tu sei riuscita a prendere l’unico che poteva portarti lontano. Eri però già lontana da qui, dentro. Lontana da tutto questo, senza dimenticarlo davvero mai.
Si viaggia per scoprire, si viaggia per scoprirsi. Si viaggia per cercarsi, si viaggia per trovarsi. Salgo su una corriera con le mie scarpe sporche di terra rossa. Inutile pulirle infondo anche alla mattina mi lavo il viso solo con due dita. Preferisco averle sporche entrambe in questo viaggio. Viaggiare è anche questo, confondersi per comprendere.