Nel 2003, scrivevo per lavoro. Nell’editoria, quella vera e rispettabile, come puntualizzerebbe ancora oggi, mia madre. Il futsal era per me il calcetto, quello del giovedì sera.
Altrove però, iniziava a diventare qualcosa di più serio. Di questo passato remoto ignoro molto, quasi tutto. L’intera foresta di soggetti, complementi anche d’arredo, individui scomparsi e l’intero oscuro sottobosco di eventi di quel periodo.
Quando m’è capitato di leggere quindi, del ritorno in Italia, di uno dei più prolifici scopritori di talenti, ho fatto delle domande. Viatico indispensabile per comprendere. Due voci diverse, così per farne poi una media ponderata sui fatti.
La principale ovviamente è stata: chi è?
Non m’aspettavo però di ricevere come risposta tutta una serie di documenti ufficiali della Divisione Calcio a 5 e della Federazione Italiana Giuoco Calcio, sezione disciplinare.
Datati appunto, 2003.
In calce a questi documenti si possono leggere frasi come: preclusione alla permanenza in qualsiasi rango o categoria della F.I.G.C. a carico dei tesserati, di seguito indicati;
- rilevato, altresì, che la gravità dei comportamenti tenuti dai tesserati giustifica l’adozione del provvedimento a carattere definitivo;
Tradotto, trattasi di gente radiata.
Per comprendere la gravità vi cito anche la pena accessoria che consiste nel divieto di accedere agli stadi in cui si svolgono manifestazioni calcistiche organizzate dalla F.I.G.C.
Un fattaccio di documenti falsi, di timbri allegri, di nazionalità creative. Di soldi tanti e di raggiri. D’un business costruito sul talento vero, su quello anche presunto ma soprattutto sul falso documentale.
Non perché lo scriva io, oggi. Perché è indicato in calce ai documenti ufficiali che recitano: “di fronte all’evidenza dei fatti, pienamente ammessi dal ricorrente”.
Sempre in un documento della CAF, pubblico, si legge di un: “personaggio centrale, organizzatore di un vero e proprio “traffico” di giovani calciatori argentini collocati presso varie Società di Calcio a Cinque con la qualifica di italiani, in elusione dei limiti di tesseramento di calciatori stranieri imposti dalle norme vigenti”.
Sarebbe lecito domandarsi, perché una società di Serie A, neopromossa nel 2022, s’avvalga della consulenza di un personaggio così? Pratica pericolosa, perché avvalersi dell’opera di chi è soggetto a provvedimento di preclusione alla permanenza in qualsiasi rango o categoria della F.I.G.C., comporta una pena.
Un anno, sei mesi. Dipende dalla gravità, chiedere a quelli del fu Arzignano Grifo per i dettagli di quella vicenda. Uno sport senza memoria è uno sport senza dignità.
Credo che una volta espiata una pena, esista il diritto al riscatto, sociale e lavorativo, non si è colpevoli davanti alla legge degli uomini, per sempre. In questo caso però, la sentenza degli uomini è: “fine pena mai”.
Dimenticare il passato, comporta l’inevitabile ripetersi ciclico degli stessi errori. Persi in un eterno giorno della marmotta. Forse però vi va bene così.