Il tanto atteso “Comunicato Numero 1” è stato pubblicato. La Divisione Calcio a 5 ha reso pubbliche le norme che regoleranno i campionati nella stagione 2022-2023.
In attesa degli ormai consueti, comunicati di correzione, c’è un punto che più d’ogni altro desta non solo la mia perplessità. Il numero dei non formati è finalmente fissato a cinque.
Non doveva essere di quattro?
Sarebbero da approfondire le ragioni di questa marcia indietro, di questo ripensamento. Andare oltre la cortina fumogena dei costi aumentati, delle necessità delle società che solo quattro mesi or sono sembravano non esistere.
Quelle stesse emergenze e criticità che hanno portato il numero di non formati da quattro a cinque, sono state create proprio da quell’editto imperiale. Non condiviso, tanto che una voce in quello stesso consiglio, chiedeva più gradualità nella riforma.
Una riforma della quale non c’è alcun bisogno. Lo sport era, sì al passato, l’ultimo baluardo della meritocrazia: giochi se te lo meriti. Ora, è diventato terreno per soloni e demagoghi. Con effetto immediato, s’è creata una generazione di giocatori per “decreto imperiale”, per volontà superiore. Non sono più bravi, hanno dati anagrafici “giusti”.
Non dovevate cancellare quelli che vanno in distinta solo per i documenti? Le pettorine accompagnatrici, i dirigenti cinquantenni a fingersi giocatori? Li avete sostituiti con altro, semplicmente.
Quattro mesi or sono non c’erano le stesse criticità? C’era il covid, la guerra in Ucraina e la crisi energetica. Allora come oggi i costi erano proibitivi, eppure le società hanno investito anche senza conoscere le regole. Unico punto fermo: quattro non formati. Senza se e senza ma.
Poi la logorante battaglia del presidente del Petrarca Padova, Morlino. L’ancora percorribile via della Class Action dei giocatori. Ecco che arriva quindi, il passo indietro. Una sconfitta politica e di politica sportiva. Condita dalla rinuncia, inaudita, del Pesaro del presidente Pizza, in aperta polemica con la governace, alla Futsal Champions League.
Non si sono ridotti i costi, per formare le squadre, nel maschile quanto nel femminile. S’è solo abbassato il tasso tecnico. L’unico vero effetto della riforma imperiale Bergamini è stata quella di ridistribuire i non formati della squadra guidata da Fulvio Colini.
Perché non si cambia la qualità dei giocatori imponendolo d’autorità, non si crea una generazione di talenti scovandoli in mezzo a 28 mila tesserati. Quando questo numero sarà al centro di una agenda sportiva?
Volete un numero davvero spaventoso? In Italia il calcio a 11, conta 278mila tesserati. Ai quali aggiungete quelli del futsal. Con un conto generoso, come quando fate la cresta sulla spesa, 300mila tesserati.
Sapete quante ne conta la Spagna, in totale? 907 mila, solo una stagione or sono superava il milione. In Spagna dal 2017 si contavano oltre un milione di tesserati nel movimento sportivo sotto il cui ombrello c’è anche il futsal. Seicentomila di media, in questi anni, i tesserati del solo futsal.
28 mila voi, 600 mila loro. Però avete ragione, è tutta una questione di fare un campionato in più, mettere lo straniero, togliere lo straniero. Sicuramente. Però ho una domanda, perché nessun giocatore italiano è richiesto in Spagna? Nemmeno nel tanto vituperato campionato portoghese.