Nella splendida cornice di Salsomaggiore, una delle più grandi stazioni termali italiane, nota acque salsobromoiodiche, si assegnerà lo scudetto femminile di calcio a cinque, under 19.
Ho provato a dipingere Salsomaggiore Terme, diversamente. Nonostante, tutto quello che riesco ad associare alla cittadina in provincia di Parma è la piscina di Cocoon. Il film del 1985 diretto dal futuro premio oscar Ron Howard. Indimenticabile la scena, nella quale un gruppo di vecchietti che si tuffano in una piscina piena di uova aliene e ringiovaniscono.
Torniamo però alle semifinali, disputate ieri. Due posti in paio nella finale. In campo le medesime squadre della Coppa Itala in quel di Bisceglie. Nel lotto completo delle partecipanti al gioco, qualche assenza causata più da un pulmino che si rompe in strada che dai risultati sul campo.
Nel osservare, questa volta da lontano, le protagoniste, quello che vedo continua a rimandarmi alle parole ascoltate da Mack Brown. Allenatore di football americano in un college Division One. Quando gli chiedevano del futuro, di un giovane atleta ripeteva: “play him for who the player is not for what he can become”.
Un giocatore andrebbe valutato per quello che è adesso, non per quello che potrebbe diventare, o peggio, per quello che vorremmo diventasse. Sebbene ogni torneo assegni un vincitore, una coppa e la gloria, quello che dovrebbe davvero essere importante, in un torneo giovanile è individuare quegli atleti, in grado di giocare al “next level”.
Badate bene, non semplicemente entrare con il risultato di otto a uno, qualcuno nemmeno in quel caso è ritenuto pronto a scendere in campo. Giocare è contribuire alla causa, qualsiasi essa sia. In Serie A. Forse in A2, sicuramente non in C e tanto meno a padel.
Dominare una categoria, deve tramutarsi, come è già accaduto per altri giocatori in passato, nella capacità di esibire un analogo livello tecnico ed atletico, a fronte di un maggiore livello di competizione.
Il campionato under 19, mostra una ampissima forbice competitiva. Compongono la competizione, squadre disseminate lungo un tortuoso percorso d’evoluzione tecnica e tattica. C’è chi ha appena iniziato l’educazione motoria, chi ha giocatori con esperienza nelle categorie nazionali e chi ha giocatori presi dal calcio.
Un futsal anche al femminile, alla disperata ricerca di una “next gen” che passa traghettare il movimento oltre gli ostacoli di Spagna e Portogallo a livello europeo. Un movimento che dovrebbe essere interessato a scovare il talento ovunque sia, a metterlo in campo per confrontarlo contro i miglior avversari possibili.
Invece di piegarsi a suggestioni estemporanee, risatine e la drammatizzazione coatta dell’evento. Il campionato under 19 “it is what it is”: cioè, è così e basta. È una palestra, non certo una scorciatoia.
“I was only looking for a shortcut home. But it’s complicated. So complicated” Lifehouse – Smoke and Screen