Raccontare lo Sport – Case Study: ZW JACKSON

Una delle difficoltà maggiori, del futsal italiano a livello di comunicazione, è la sua incapacità di permeare un ecosistema d’intrattenimento, dominato da altre discipline.

Ingessato in un linguaggio prigioniero di discorsi impettiti. Di infinite rassegne di retorica stanca e lemmi d’antan. Nell’idea che per avere credibilità, si debba scimmiottare il calcio. Rivendicando poi una autoassegnata nobiltà.

Proprio il calcio deve la sua rilevanza planetaria ai mezzi di comunicazione. Prima la radio, poi la televisione. Fino a giungere alle Pay TV e agli OTT. L’arrivo delle piattaforme d’interazione sociale, ha cambiato però, gli equilibri e la struttura stessa della comunicazione.

Se l’intento di una disciplina sportiva è quello di trovare i suoi nuovi supporter tra i nativi digitali, resta del tutto inutile oggi, riproporre lo stesso schema di 10 anni fa. L’intervista post e pre-partita. Gli articoli confezionati in perfetto stile corporate (aziendale).

L84, formazione di futsal maschile che ha militato in questa stagione in Serie A, costituisce l’unico esempio nel calcio a cinque italico, di questo nuovo approccio alla comunicazione.

Il canale YouTube della formazione piemontese ha numeri di tutto rispetto, in termini assoluti. Di valore, in funzione di una platea globale. Proprio quell’approccio stilistico è capace di ribaltare il racconto sportivo.

Segnando dei discrimini netti con la comunicazione televisiva e radiofonica. Impreziosendo lo storytelling con novità dinamiche, capaci di catturare l’attenzione anche delle generazioni più giovani.

Una comunicazione che assume in tutto e per tutto i connotati dell’intrattenimento. Tarato su challenge, giochi e sull’abbattimento dei muri del formalismo.

Questa è la strada percorsa da uno youtuber, ZW Jackson. Il suo canale è in origine dedicato soprattutto al videogame FIFA. La sterzata decisiva arriva circa un anno or sono.

Indossa davvero gli scarpini e gioca in una squadra che milita nella terza categoria lombarda. I suoi contenuti diventano un racconto calcistico in prima persona. Capaci di sfocare i contorni della realtà sportiva, con quella della finzione narrativa dei videogame.

Sebbene avesse già un discreto seguito, parliamo di video da oltre 100mila views, l’approccio alla narrazione reale, degli eventi e delle dinamiche, porta alcuni dei video della stagione a sfiorare il milione di views.

Segnando una continuità ed un rapporto netto tra il mondo reale e quello digitale. Una contaminazione totale tra i due contesti, capace di ribaltare completamente il trend.

Fifa è infatti diventato un modello da cui partire per parlare di calcio. Caratteristica fisiologica di una generazione che si approccia spesso a questo sport prima come player e poi come tifoso.

La capacità d’intrattenere non è solo una dote da coltivare. È anche l’insieme di tecniche narrative che spaziano dall’editing, alla fotografia. Quest’ultima, intesa come capacità di ritrarre e raccontare per immagini. Le luci sono giuste, il coloring è corretto.

Per un pubblico costantemente esposto a contenuti video, la qualità resta un fattore importante, determinante. Un backdrop dovrebbe essere un requisito minimo che nella comunicazione del calcetto a cinque, resta appannaggio di pochi.

Si continua a pensare “basta che se ne parli”. Tecnica di marketing efficace, se non si agisce in regime di concorrenza. Perché tra sfondi di radiatori, tapparelle e materassi, spesso ad esempio, i “talk” del futsal somigliano più ad una televendita della scomparsa Tele Elefante.

Si resta così, impantanati. Invece di puntare ad un itinerario diverso. Basato su esperienze di spogliatoio, competizioni e prestazioni. Presentate in prima persona. Senza troppi giri di parole e senza la patina del commentatore navigato.

È il momento d’affidarsi a quelle voci che vogliono e possono presentare la propria esperienza. Lontana da quel panegirico di teorie sulla tecnica e dalle polemiche arbitrali.

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