Caffè Corretto – Quattro Moschettieri

Le magnifiche quattro, i quattro “qualcosa”. Eccoli alcuni degli abusatissimi luoghi comuni per descrivere il futsal femminile italiano, nella sua fase che assegna un posto in finale. Presto sulle timeline di Facebook degli appassionati di calcio a cinque.

Il futsal spagnolo al femminile ha assegnato la quarta Coppa della Regina al Burela. Le galiziane la strappano dalle mani del Futsi Atletico Navalcarnero solo ai rigori, con tanto di VAR a far ripetere uno dei penalty.

Curiosa situazione quella del Burela. Un club al maschile che retrocede in seconda divisione, quello al femminile che continua a mietere successi, rinnovando un ciclo già vincente.

Nell’Italica penisola, già impazza il “futsal mercato”, arriveranno poi anche: “da indiscrezione a conferma” e tutte le varie declinazioni del messaggio: “l’avete letto prima da noi” che in realtà è più un “quando il presidente (di turno) ci dice che possiamo scriverlo”.

Falconara – Francavilla, la F versus F è una delle serie di semifinali, con le marchigiane favorite sulle tre gare. Lo so che vi state facendo gli scongiuri, non è molto raffinato nemmeno per una donna, ma è comprensibile. La scaramanzia resta parte integrante dello sport.

Dall’altra parte del tabellone; Pescara e Lazio. Se fosse una partita di calcio, quello vero. Nella città in riva all’Adriatico, ci sarebbero i titoli sui giornali locali, gli incontri con il prefetto e le preoccupazioni per l’ordine pubblico. Ma il Pescara non è il Pescara del calcio e la Lazio, non è proprio la Lazio di Lotito. Per questo, l’incontro passerà quasi inosservato.

Resta però la suggestione, ma poco più. Forse una nostalgia di chi ha vissuto gli spalti da ultras, le trasferte e i treni speciali. Quella tra Pescara e Lazio sarà partita fisica, non è che le biancocelesti non ne abbiamo già disputate di gare di quel tipo. Il Pescara dei lungo degenti, farà quello che può.

Intenso, intensa. Aggettivazione che piace tanto a qualche allenatore della Serie A maschile di futsal. Serie A che veleggia per l’ennesimo anno consecutivo a riaffermare la superiorità di un gruppo che cambia maglia, senza cambiare la sua abitudine a vincere.

Passata l’indigestione per il biscotto di Champions, il Pesaro veleggia verso un titolo italiano, dopo la Coppa Italia, che a parte un brevissimo interregno della fu Acqua e Sapone, segna il dominio di un gruppo, che dura da quasi un decennio.

Uno disciplina quella del futsal italiano, che avrebbe bisogno di meno Benito Fornaciari e più Giampaolo Pozzo e anche qualche Walter Sabatini. Questo implicherebbe però una vera professionalizzazione. Ciò potrebbe risultare in meno presidenti che urlano dagli spalti i cambi, che fanno campagna acquisti e poi scelgono l’allenatore per addossargli solo le colpe.

Potrebbe anche voler dire raccontare di una disciplina che valuta i suoi risultati sportivi non solo attraverso le medie punti degli allenatori, ma anche attraverso i costi assorbiti per la stagione agonistica. Perché spendere un milione di dobloni d’oro e non centrare la post season è un fallimento, mentre salvarsi spendendo 300 mila dobloni è un risultato straordinario.

Così come non lo è, coprire un giocatore con tantissimi dobloni e poi finire la stagione anzitempo. Proprio perché il valore tecnico è stato mal valutato. Senza una discussione reale, intorno a queste dinamiche, il futsal italiano resterà inevitabilmente ancorato al calcetto.

A quelle piccole bugie che ci raccontiamo attraverso una narrativa superficiale. Evitando di trattare apertamente proprio quegli argomenti che sono tra le ragioni alla base del successo del calcio. Quelle che poi generano le chiacchiere da bar sport.

Siamo alla fine di una stagione, ma è già iniziata quella successiva. Per sapere però cosa serve per essere promossi, evitare la retrocessione, entrare in Final Eight, per quello ci sarà sempre il brivido dell’ultimo comunicato disponibile e poi della sua immancabile correzione successiva.

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