Domenica, un lungo pomeriggio di futsal, tra serie C e serie A, tra gol del portiere e rimonte.
In scena a Riga, in una arena piena solo a metà, quindi ci sono quei cinquemila spettatori o giù di li, la finale della Coppa dei Campioni, di Futsal.
Mentre il Pescara Calcio, gioca il primo turno dei play off di Serie C, a Perugia si disputa gara uno con la favoritissima Lube pronta a riportare lo scudetto nelle Marche. C’è anche la finale mondiale di snooker vinta dall’immortale O’Sullivan all’ultima palla.
Tutto questo, mentre il Barcellona vince la Coppa dei Campioni.
Batte i campioni ormai uscenti, dello Sporting Lisbona. Classiche interviste post partita, per i lusitani il microfono finisce sotto li naso dell’estremo difensore: Guitta. Le sue parole, non dovrebbero rappresentare l’eccezione, ma la consuetudine.
“Non c’è molto da dire su una partita in cui si perde 4-0”.
Nulla da dire, a parte provare a spiegare che il tuo meglio non è bastato, che è stata una bella partita, ma per gli altri, quelli che sono in campo, sotto ai coriandoli.
Non costituisce reato punibile, argomentare in una intervista anche nell’immediato dopo gara, in maniera intelligente, la propria prestazione. Davvero, non è nemmeno troppo complesso, giocatrici e giocatori, è possibile, provate. Siate Guitta.
Barcellona, Sporting Lisbona, Benfica.
Ho sentito raccontare che il campionato portoghese è lento, poco fisico, marginale. In fondo non è davvero competitivo lo vincono sempre le stesse due squadre. Già. Quelle due lì. Tra le prime tre d’Europa.
Com’è possibile quindi, che a frontre della scarsa competitività di queste squadre, impegnate in un campionato dai valori sportivi trascurabili, l’Italia non piazza una squadra nell’elite round da sette anni? Com’è che alle squadre italiane tocca mandare giù a forza, anche un biscotto russo?
Domande, mentre sullo schermo del mio smartphone scorrono ancora le immagini della finale di Champions League di futsal. Sul campo davanti a me, il Bitonto imperversa per un tempo, Tainã Santos si ritaglia scorribande furiose sul campo del Francavilla. Segna un gol di pregiata fattura, crea superiorità e scompiglio.
Lei e la squadra poi s’assentano per un lungo periodo. Tampa ne approfitta, mette nell’almanacco una tripletta. Rimonta il vantaggio e manda le avversarie addirittura sotto di due gol. In una formula playoff, nella quale si prende in considerazione, la somma totale dei gol segnati, c’è la necessità per il Bitonto almeno, d’accorciare lo svantaggio.
È Pernazza a trovare cadendo, in rotazione, il gol che rende la partita di ritorno, un confronto che vale la pena di seguire, con attenzione. La ragazza che fino ad una manciata di mesi fa, s’era impantanata nelle serie minori siciliane, è tornata ad essere quello che potrebbe essere.
C’ha sempre creduto Il Montalbano argentino. Capita che qualcuno sia capace di vedere il talento, anche quando è coperto di ruggine e polvere. Bisognerebbe dar più credito a questi uomini, che lavorano senza cercare le luci della ribalta, con competenza. Invece di dare ascolto al primo uomo con il secchiello che si palesa.
Leggo sullo schermo del doppio vantaggio del Pescara, in quel di Rovigo, insomma in Veneto o giù di li. Marcatori: Sestari e Guidotti. Riportata in questo modo, può anche sembrare una comune indicazione. Di quelle da tabellino dei marcatori.
Ecco che poi, la coppia del gol, più improbabile di tutte, entra dall’ingresso principale di questo bar, al confine tra la spiagga e la collina. Il portiere titolare, anche della nazionale italiana e il centrale difensivo di riserva. Sestari ha fatto 3 gol questa stagione, uno in meno di alcune sue compagne di squadra.
Alessia Guidotti invece, si narra, ieri abbia addirittura sfiorato la doppietta personale. Alessia e i suoi piedi, hanno un complicato rapporto, più simile a quello che aveva Paolo Montero con i suoi. La sua di forza, risiede nella consapevolezza di questa condizione. Una forza, mentale.
La consapevolezza è quella componente essenziale, per comprendere dove si è, dove si vuole arrivare. Necessaria per non smarrire la strada che porta ad una meta che si pensa d’aver già raggiunto.
Dovrei raccontarvi anche della Serie C, ma quello è un racconto, per un momento diverso da questo lunedì, mattina. Sempre complicato, come il rapporto tra i due ventenni nel tavolo di fronte a me. Lei vorrebbe, lui sembra di no. Strano.