Imparare a vedere

Il numero undici che raccoglie il pallone in rete, s’avvia verso il centro del campo.
Prova a sistemare il pallone, che rotola un po’ più in là. Quasi per dispetto.
Corre con la gioia dentro le gambe e la riconosci, perché saltellano verso qualcosa e non via da qualcosa.

Una manciata di giri d’orologio e la rete, quella della sua squadra si gonfia ancora.
“Manda lei a prendere la palla, fa che non sia un caso. Ti prego dai, per questa volta solo. Manda lei a raccogliere la palla.”

Eccolo, lo scricciolo che si china a raccogliere il pallone nella sua porta.
Il risultato, conta. Altrimenti nessuno si prenderebbe la briga nemmeno d’accenderlo quel tabellone.

Mentre però lei sistema quel pallone, ancora al centro del campo, quel risultato perde la sua centralità. Non è così importante come pensavo che fosse, non oggi, non adesso, non ora.

Dovreste ammirare la forza di questa donnina perché nella semplicità di quel gesto ci sono più pezzi, che nel hijab che le copre il capo. Più nella forza di ricominciare, sempre e comunque, che in quello che indossa sotto al suo pantaloncino.

Quello che ha negli occhi è straordinariamente più importante di quello che sceglie come abito. Quello che è piuttosto di ciò che appare. Eppure sono qui a scrivere perché m’accorgo, che non è così.

Guardare è il semplice atto, di osservare il mondo attraverso gli occhi. Vedere è volgere lo sguardo, atto consapevole. Scelta. Volontà di comprensione, di curioso rispetto.

“Non importa quello che stai guardando, ma quello che riesci a vedere.”
Scoprire, cercare di comprendere, per quel desiderio che dovrebbe essere innato, di non limitarsi alla superficie delle cose.

Imparare a guadare alle lacrime del dopo partita, alla disperazione per qualcosa che finisce e sembra non possa tornare a ripartire. A questo ricordo doloroso che paradossalmente darà più gioia alla prossima vittoria.

Alla tua squadre che ti vede giocare, alle tue compagne che vivono meravigliosamente di una normalità che tale non sembra, il mio abbraccio.
Grazie, per avermi lasciato entrare nel tuo spazio per quei secondi necessari a scattare una foto.

Questo è il mio modo per dirti grazie, per salutarti con un arrivederci. Ad un prossimo campo, una prossima partita piena solo della tua corsa questa volta per festeggiare un gol.
 

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