Telecronache e dintorni

In Viale Mazzini, sede storica della Rai, si tira un sospiro di sollievo quando Rai Sport sopravvive ad un documento di programmazione finanziaria.

Eternamente in perdita, di denaro, spettatori. Insieme a Rai Storia e Rai Scuola, contribuiscono alla emorragia di denaro che ad ogni esercizio s’aggira intorno ai 30 milioni di euro.

La recente nomina di una donna, Alessandra De Stefano, non ha destato particolare sorpresa nell’ambiente. Il canale tematico della Rai, responsabile anche di tutta la produzione sportiva destinata ai canali generalisti, aveva bisogno di superare la palude lasciata da Varriale.

Indugiate nella lettura, per scoprire cosa c’entra questa nomina, con il futsal, ma in genere con lo sport fruito attraverso uno schermo.

La De Stefano, nella sua prima uscita pubblica sulle colonne del Corriere della Sera, ha indicato la nuova linea editoriale della rete. Indicazioni le sue che dovrebbero essere recepite nella produzione di tutti gli eventi sportivi.

“Siamo troppo vecchi, a RaiSport”. La prima martellata.
Senza troppi peli sulla lingua ha poi proseguito: “Spoglieremo le partite dalle sovrastrutture. Basta collegamenti con studi che danno la linea ad altri studi: solo tribuna e campo.”

“Bene le due voci di commento, ma quella tecnica non sovrasti mai la giornalistica. Più pause: vorrei che i rigori, ad esempio, venissero ascoltati come in una strada deserta. Silenzio, boati, silenzio, poi gioia o lacrime”

A qualcuno ho scritto, solo pochi giorni fa: “dovresti farti pagare anche i silenzi, sono più interessanti delle parole di altri”.

Raccontare quello che non si vede, in tv. Lo schermo racconta molto, quasi tutto. Un cronista “televisivo” dovrebbe quindi narrare, quello che lo spettatore da casa, non può percepire.

Altrimenti tanto vale mettere a disposizione degli spettatori, solo l’audio ambientale. L’appassionato, primario fruitore dell’evento sportivo, è usualmente dotato di un visus minimo. Guarda delle immagini, le stesse del cronista. È in condizione, normalmente, di decifrare da solo.

Non c’è bisogno quindi di esclamare: “stop di destro e passaggio in mezzo”. Non è la radio. Alessandra Di Stefano fa appello quindi, alla narrazione sportiva. Probabilmente attingendo al suo passato di giornalista, al seguito delle grandi corse a tappe.

Il ciclismo ha annoverato tra i suoi appassionati le grande firme del giornalismo ma anche della narrativa. Il bisogno di raccontare deve diventare per Rai Sport, una necessità. Senza lasciarsi spaventare dagli uffici stampa, dalle società.

Quante volte, v’accade di seguire una partita di futsal, attraverso lo schermo e ricevere le medesime informazioni che potete decodificare da soli. Non vorreste poterla anche ascoltare una partita?

Senza che il medesimo tiro, abbia contemporaneamente sfiorato la traversa e sia finito alla stelle. Evitando di parlare di giocatori che non sono quelli in campo. Caldeggiando la partigianeria degli addetti stampa.

Almeno l’assenza della chat dalle dirette di futsaltv, c’ha affrancato dai “saluti da casa” e dalle “dediche”, stile radio anni ottanta. È già qualcosa.

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