Le grandi amichevoli internazionali, le assenze in campionato. Così la Serie A femminile vive un turno di campionato che rivela solidità e debolezze. Il Falconara capolista, mostra una robustezza strutturale tale da permettergli di assorbire quattro assenze fondamentali e portare via un punto da Statte.
Dal’Maz, Taty, Janice e Fifò, rappresentano un gruppo di sicure titolari in qualsiasi squadra che ambisca ad un posto nei playoff, almeno in Italia. Le marchigiane si trovavano di fronte, un Real Statte privo della sola Renata Adamatti. Nonostante la difficoltà del momento, la squadra di Neri ha affrontato una trasferta insidiosa, a viso aperto.
La Serie A femminile, resta una competizione con sole dodici squadre, la cui classifica rispecchia con una ragionevole fedeltà i valori in campo, gli impegni di spesa e le supposte capacità dirigenziali. Quindi di riflesso è più facile assorbire, anche assenze di livello, se s’è costruito un progetto tecnico e sportivo. Se gli elementi singoli di base hanno in comune alcune abilità tecniche.
Giova ricordare anche che qualsiasi competizione sportiva, che si risolva con la formula dei playoff, sebbene incrementi lo spettacolo offerto all’eventuale spettatore, rende la regular season, una sorta di lungo avvicinamento alle partite che contano.
Il Baseball che in sei mesi disputa un totale di 2430 partite, 162 per squadra, affronta poi una serie di playoff che assegnano il titolo. “Does not matter if you don’t win the last game of the season”. Questo è un modo di dire diffuso nella Major League Baseball. Rappresenta la volatilità dei risultati, nei playoff. Da quando nel 2020 il formato della post season è stato allargato a 16 squadre, si è anche introdotto il formato “partita” singola, nei primi turni.
S’è creata più incertezza, minore fedeltà ai valori assoluti, alle così dette statistiche “medie”. Un incontro, come ogni finale secca, può essere influenzato dal verificarsi di eventi a bassa probabilità. Tutti i calciofili ricordano un Milan – Liverpool a Istanbul, con i rossoneri in vantaggio tre a zero all’intervallo. Furono poi i Reds ad alzare al cielo della notte turca la Coppa dei Campioni.
Vincere la regular season nel futsal, purtroppo, non comporta alcun vantaggio sostanziale che non sia limitato al fattore campo. “Fattore” inesistente, volatile e altamente discutibile. Falconara, Ternana, le prime due squadre che mi vengono alla mente, hanno perso il titolo a gara 3 in casa.
La regolarità delle prestazioni in una lunga stagione dovrebbe avere un qualche incentivo, un “bye” al primo turno, le prime due partite in casa nei playoff, insomma qualcosa. Altrimenti si lascia spazio a quel retro pensiero, del tutto giustificato, che ricorda: “le partite che contano arrivano ad Aprile”.
Menzione speciale, in calce a queste righe, per lo spettacolo di Spagna – Brasile femminile.
Per la velocità di uno sport che non assomiglia, nemmeno lontanamente a quello che vediamo in Italia. Perché difficile citare un incontro in cui Taty, Vanin e Tampa, sono sembrate normali e qualche volta in difficoltà.
Le amichevoli non esistono. Così ieri sera è andata in scena una partita vera. Da una parte squadra che invecchia splendidamente ma non ringiovanisce. Dall’altra una che cambia interpreti e sembra addirittura più forte di quella che l’ha preceduta.
Irene Cordoba, 18 anni, tredici presenze e 11 gol, giocando a ripetizione contro il Portogallo. Laura Cordoba, 18. Irene Samper, 23. Ale da Paz, 26. Marta Balbuena, 26.
Le veterane di questa squadra sono: Mayte Mateo, 26. Vane Sotelo, 26. Anita Lujan 30, Ame Romero 31. Poi c’è Peque “fuoriquota” con i suoi 34 anni.
Quando pensate d’aver visto il miglior futsal possibile, lo spettacolo più bello, strofinatevi bene gli occhi e riguardate quella partita. Considerazione finale: anche il prossimo europeo, il Portogallo lo vince, nell’edizione successiva.