Katia Coppola, indossa la maglia numero 30 dell’Audace Verona. Ho controllato così per essere sicuro. Domenica m’è capitato anche di scattarle una foto.
Ha sempre questa espressione accigliata, sembra incazzata con qualcosa o qualcuna. Le sopracciglia s’incurvano così tanto da sembrare che vogliano aggrapparsi al naso e non mollarlo più.
Le partite di futsal finiscono quasi alla sirena. Le vite, di tutti, riprendono dal lì, un corso più usuale. Molte giocatrici, non solo semplicemente lo sport che praticano. Accade così che le storie s’intreccino in guise inaspettate.
Con il Generale, stiamo commentando un video di un SU-25, un aereo da attacco al suolo russo, simile l’A-10, che “mangia” letteralmente un terra-aria ucraino. Prosegue nel suo ingresso al bersaglio, scarica il payload offensivo e vira per tornare indietro.
Una conversazione quella sugli aerei, con mio padre, che ho avuto fin da piccolo. Racconta mia madre che quando gli altri avevano le storie dei calciatori, io avevo quelle sui caccia da superiorità aerea. Sapere cos’è la tangenza pratica, torna anche utile.
“Tabbo” sui social, dialogo breve. Scorro la timeline e mi compaiono le foto di Katia, in un simulatore di volo. Ad occhio è un Airbus 300, ma importa poco. Lei è seduta al posto del copilota. Mi colpisce però la sua espressione, il viso e gli occhi.
Non è accigliata, o concentrata come direbbe lei. È felice. Di quella felicità che ho visto in viso riflesso negli occhiali a specchio di chi mi sistemava sul seggiolino da pilota del MB-339 PAN. Nella miriade di altri seggiolini di veicoli militari e non che la professione di mio padre m’ha permesso di provare.
Per Katia quella visita è un regalo, di qualcuno così vicino a lei da aver notato quanto ne parla. L’entusiasmo che ha non solo per gli aerei, ma per il volo.
Vuol prendere il brevetto, non ha ancora le idee chiarissime ma i sogni sono così, all’inizio sono sempre un po’ nebulosi.
Nel video che ha postato, è ritratto l’attimo successivo al decollo, la fase di ascesa alla quota di crociera. Lei ha le mani sulla manetta, il pilota istruttore, anche lei donna, corregge ogni tanto il rateo di salita.
Osservo con attenzione lo sguardo. Ecco quello, Katia è universalmente considerato un riflesso della concentrazione. Ti brillano gli occhi anche se sei visibilmente preoccupata.
La puoi replicare quella esperienza, direttamente nel salotto di casa tua. Non una simile, proprio quella di ieri. Al costo di una frazione millesimale del rimborso di un top player di futsal.
C’è tutto, compreso il software professionale. Quello che hai osservato sullo schermo si chiama Prepar3D è della Lockheed Martin. Sviluppato per l’addestramento dei pilota di linea civili, utilizzato nelle certificazioni ufficiali.
Se vuoi qualcosa di più semplice c’è l’immortale Flight Simulator, ora anche su console. Le periferiche ormai riproducono quelle reali, c’è X-52 come Hotas oppure puoi andare sul Turtle Beach VelocityOne Flight, decisamente più adatto al volo civile.
Multischermo o realtà virtuale, questa è una scelta personalissima. Così come optare per una postazione con seggiolino oppure virare su una sedia da gamer più convenzionale. Katia, non resta che augurarti, buon volo.