Dalla Lega al Metaverso

Appena due settimane or sonom Gaetano Miccichè, uno dei banchieri più in vista e potenti del panorama non solo italiano, si è dimesso da presidente della Lega Calcio.
Cosa c’entra questo con il futsal?
Esattamente tutto. Se avrete la pazienza di leggere oltre.

Miccichè è uno di quegli uomini, come racconta il Corriere della Sera, capace di entrare in una riunione nella si discutono affari da miliardi di euro e imporre con la sua sola presenza un aurea di autorità e competenza, sui presenti.

Eppure nelle riunioni della Lega Calcio, i presidenti che pure lo avevano voluto in quel ruolo, semplicemente lo ignoravano.
“Non era facile dirigere le riunioni tra presidenti che urlavano. Altri che pensavano ai fatti propri e altri ancora che si scambiavano insulti. Però, se un sistema non funziona, chi lo rappresenta maggiormente e penso ai grandi club, ha più responsabilità degli altri”

Se quelle parole, vi suonano in qualche modo familiari, continuate pure a leggere.
Questo il quadro, di una “lega senza regole”. Un calcio senza norme, impossibile da governare. Fino a quando i presidenti, saranno più impegnati in piccole scaramucce personali che a perseguire una politica aziendale seria.

Nelle aziende ci sono comportamenti standard da seguire: avere bilanci in ordine, una governance chiara, deleghe definite. Nel calcio è così. Nel futsal? La domanda è una di quelle questioni centrali, che invece viene sommersa da un fitto rumore di fondo.

Il “calcetto a cinque italico” si consuma in una eterna lotta. Ogni fazione è arroccata su posizioni tanto polarizzate, da rifiutare anche il dialogo. Le anime del futsal camminano separate. Mentre altri corrono, insieme e nella stessa direzione.

Nel calcio ormai si preme per uno strappo istituzionale simile a quello che in Inghilterra portò novanta club a fondare la Premier League, separandosi dalla federazione.
Uno strappo che avvenne però dopo anni di semina intensa a livello di marketing, tale da rendere il brand di portata planetaria.

Nel futsal all’orizzonte si staglia uno scenario che vede la Divisione Calcio a 5, uscire dalla LND per ritagliarsi un posto sotto l’ombrello della FIGC. Un percorso opposto a quello che sembra stiano scegliendo i presidenti del calcio che conta.

Se valichiamo le Alpi calcistiche, si disegna uno scenario completamente diverso. Sembra di sbarcare su un altro pianeta. In Spagna il presidente de LaLiga Javier Tebas guida il campionato spagnolo con mano ferma anche con, cosa nota a tutti, l’opposizione dei due colossi Real Madrid e Barcellona.

In Inghilterra, in una Premier sempre più simile alla NBA, le battagli faziose della Lega italiana sembrano questioni da secolo scorso, c’è chi guarda a un futuro che potrebbe moltiplicare ricavi da sponsor e biglietti.

Il Manchester City infatti ha iniziato a costruire il primo stadio di calcio al mondo all’interno del metaverso, con l’aiuto degli esperti di realtà virtuale di Sony. Utilizzando l’analisi delle immagini e le tecnologie di create dalla società Hawk-Eye, una sussidiaria del gigante della tecnologia e dell’intrattenimento. Lo stadio del club diventerà l’hub centrale del Manchester City nel mondo della realtà virtuale.

I dirigenti del club che lavorano al progetto lo stanno facendo in previsione del momento in cui il City potrà riempire più volte l’Eithad Stadium virtuale, consentendo ai tifosi impossibilitati ad andare a Manchester, di guardare le partite dal vivo comodamente da casa in qualsiasi parte del mondo.

“Il punto centrale che potremmo immaginare avendo un metaverso è che si possa ricreare una partita, guardarla dal vivo, fare parte dell’azione in un modo diverso attraverso diverse angolazioni e riempire lo stadio quanto si vuole perché illimitato, completamente virtuale”, ha commentato Nuria Tarre, chief marketing e fan engagement officer del City Football Group, la holding che controlla i Citizens.

Il metaverso è attualmente accessibile tramite dei visori e navigato con controller manuali. Gli sviluppatori che lavorano nel calcio e nella realtà virtuale ritengono che la tecnologia attualmente consentirebbe di replicare una partita in una versione digitale, simile a quanto accade con il videogioco FIFA, ma che in futuro i fan potrebbero guardare le partite reali giocate all’interno di uno stadio virtuale.

“Al massimo l’1% dei nostri fan si recherà mai a Manchester per guardare una partita”, ha aggiunto Tarre. Una visione così concreta da diventare certezza. Tale da richiedere una profonda revisione del settore anche delle sponsorizzazioni.

In particolare nel modo in cui vengono distribuiti i diritti televisivi del calcio. La Premier League, su queste cose, è decenni avanti rispetto a tutte le concorrenti.

Gli sport minori che già si contendono le briciole, devono cercare d’innovare.
“Andare su sky”, intesa come presenza televisiva è. in questo momento, una operazione del tutto superflua. La battaglia per la rilevanza come prodotto d’intrattenimento non si combatte più lì.

La televisione, intesa come strumento anni ottanta, somiglia più a quel vecchio che vi ripete al bar la notizia che già sapete. Riporta i tweet, i post di instagram, in eterna rincorsa ad un modello d’informazione che non potrà mai raggiungere.

In procinto di concludersi anche la battaglia per le piattaforme “on demand”. Quella per il “live digitale” invece è appena iniziata. I grandi sport, spingono per leghe professionistiche altamente specializzate, focalizzate all’intrattenimento.

Uno sport minore, può rifugiarsi nel suo “Fosso di Helm”, ma non credo che il futsal ne possegga uno. Sperare che la tempesta digitale passi, che non infranga le mura. Oppure sperare di restare marginali, per continuare ad immaginare un futuro senza avere mai l’obbligo di realizzarlo.

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