C’è un gran fermento, nel futsal, intorno alla questione dei settori giovanili. La verticalità della decisione ha avvolto il movimento in una frenesia, da fine del mondo. Tra i polverosi e umidi corridoi di piazzale flaminio e la realtà, spesso intercorre uno spazio siderale.
Roma, quartiere Marconi. Sullo spazio della parrocchia, da diciassette (17) anni, lo Sporting Club Marconi, coltiva una realtà sportiva, tra le poche in Italia a sostenersi interamente con l’attività giovanile. Settore Giovanile, FIGC, ufficiale e certificato.
Non solo, la stessa associazione, promuove con successo una capillare attività sul territorio. Inoltre è il volano organizzativo, del più grande torneo giovanile internazionale di futsal. La Montesilvano Futsal Cup, squadre da tutto il mondo, esclusivamente under.
Accade proprio dove è più radicata, di ritrovarsi messa alla porta. Lo “Scrooge” (tirchio) è Il parroco Don Santino. Il quale, decide per l’interruzione del sostanzioso contratto d’affitto dello spazio. Sul quale annuncia di voler costruire un oratorio. Ma un centro sportivo, non è una sorta di oratorio? Mettiamo però questo pensiero da parte, almeno per ora.
La decisione scuote le famiglie della zona, che si raccolgono intorno ai 170 iscritti al Marconi. Il parroco si ritrova travolto dall’ira del quartiere e s’affretta a redigere un comunicato stampa. Nel quale dispiega una fitta cortina di fumose iniziative gratuite, indirizzate verso tutte le fasce del tessuto sociale della zona.
Ma non poteva farle già con il denaro che incassava per l’affitto? Mettiamo da parte anche questa, di riflessione. Mi soffermo sulla parola gratuita. A meno che non sia la Santa Sede o lo IOR a finanziare l’operazione di carattere sociale, saranno i soldi dei fedeli a sostenerla economicamente.
Di fatto, i parrocchiani, pagheranno per i servizi che riceveranno. Molti dei quali venivano già erogati da personale qualificato e certificato. Non è nemmeno una novità, l’atteggiamento da immobiliaristi che molti sacerdoti assumono nei confronti delle proprietà che vengono loro affidate.
Altrove si sarebbe potuta esercitare pressione sulla Curia e sul Vescovo. Peccato che a Roma, il vescovo sia il Papa. I prelati capitolini sono irrigiditi nella struttura decisionale dalla vicinanza anche solo spaziale al Vaticano. Tutto, diventa più complesso e farraginoso, quando ci si scontra contro il muro del Vicariato.
Il Marconi è costretto quindi ad emigrare. Una di quelle operazioni sportive, che dovrebbero essere il fiore all’occhiello di qualsiasi organizzazione sportiva nazionale, combatte da sola la sua battaglia.
Mentre si fa un gran parlare di “community”, di curare gli interessi del movimento, ecco che una storica società perde la sua sede. La FIGC non ha offerto nemmeno una pallida solidarietà di facciata. Almeno quella si sarebbe potuta spendere.