Inseguendo la chimera

I settori giovanili sono una chimera. Vive nel cuore di chi non vuole uno sport, per se stesso, ma qualcosa che possa durare e dare le stesse emozioni, le stesse lacrime a chi verrà dopo.

La mia storia di uomo, ha lasciato che il futsal piombasse nella mia vita, quando di vita non c’era più nulla. Avevo toccato con mano la morte. Non la mia, quella di chi amavo fortemente. Credevo che niente e nessuno meritasse più amore, se tanto prima o poi doveva trasformarsi in una destinazione paradiso.

Lo sport, qualsiasi sport è una centrifuga di progetti ed emozioni. Entrambe le cose molto spesso s’accompagnano a visioni oniriche deliranti. Cosa ti spinge ad attendere la maturazione di tutto quel che stai investendo a livello di energie, soldi, tempo, emozioni?

Solo l’amore. Perché non ci sono molte cose che durano come l’amore e che finiscono altrettanto in fretta.
Se ti stai chiedendo chi me lo fa fare, la risposta non puoi trovarla. Per il semplice motivo che tutti i rapporti sono fatti di dare ed avere. Io ho avuto tutto quel che oggi riesco a raccogliere con un cucchiaio come se fosse minestra da questo sport. Ho maturato un debito di riconoscenza, devo donare tutto quel che ho.

Tutte le mattine che mi sveglio non lavoro. Vivo con trasporto tutte le cose che di notte mi battono nel petto, con la stessa forza con cui si cerca di piantare un chiodo nel muro di cemento armato.

Più o meno funziona così, a scatola chiusa ti arriva una ragazza che ti dice che vuol approcciare al tuo amato futsal. Tu la scruti senza che lei lo sappia, prima ci parli e capisci se ha un fuoco dentro, un qualsiasi fuoco. Quello della passione, della disperazione oppure della protesta. Cerchi un punto di partenza. Per un percorso, un viaggio. Nel quale tu devi guidare la macchina e lei deve fidarsi.
Come fare?

E’ piuttosto semplice. Devi sapere molto degli argomenti che tratti. Quindi non sarà sufficiente parlare di diagonali, marcature ad uomo e transizioni. Dovrai conoscere anche il linguaggio del corpo, quello che si annida dietro uno sguardo spento, come uscire da un insuccesso.

Prima di tutto, però, dovrai esser bravo a trasmettere un perché. Perché tu da 20 anni spendi il tuo tempo dietro ad uno sport che non si caga nessuno. Io mi sono salvato così. Se anche tu cerchi un posto che possa comprenderti, facciamo questo viaggio insieme.

Sai ero come te, annoiato, disperato, ero uno che cercava emozioni e trovava solo stagni prosciugati. Più aumentava la sete, più cercavo una fonte da cui bere. Un giorno ho visto un paio di treccine rincorrere un pallone.

Ho capito lì, che per trovare quel che cercavo dovevo tornare indietro. Ai tempi in cui mi addormentavo di notte sognando di segnare il gol partita. Quelli in cui una maglia di lana pruriginosa, mi sembrava l’armatura di re Artù. Il tempo dell’abbraccio la domenica, quello che cercavo per incerottare le ferite del mio cuore.

C’è una magia, nei settori giovanili, che conosce solo chi li vive. Tutto torna allo stato primordiale, tutto si può sognare. Per un allenatore significa poter dare gas, senza limite anche ad una 500 con la marmitta sfondata.

Vivere, respirare, sognare, con i giusti tempi. Concedendosi il permesso anche di sbagliare da una parte e dell’altra. Perché non devi guardare il dito ma la luna.
Alcune smettono prima, le altre, quelle che ce la fanno quando arrivano in prima squadra, non sono più ragazzine.

Ma donne mature che quasi le sposeresti. Sono pronte, sono l’esatto risultato di ciò che tu hai visto in loro otto ma anche dieci anni prima. Quando tu hai detto ad una persona per 10 anni che ce l’avrebbe fatta , nel momento in cui ce la fa, lei si butterebbe nel fuoco per te.

Questa è la magia. Questo è il senso di appartenenza. Questa è l’alba che offusca ogni tramonto del futsal. Non hai creato una giocatrice, hai instillato un virus che si moltiplicherà di bocca in bocca perché le favole sono fatte per esser raccontate.

Ho visto giocatrici di talento iniziare a 12 anni e continuare il proprio percorso fino a sbocciare. Ne ho viste di più, con meno talento ma con la disperazione sul fondo degli occhi e con i pugni chiusi, stravolgere ogni pronostico ed arrivare nello stesso modo.

Essere allenatore nei settori giovanili, richiede una sola prerogativa: non pensare a se stessi. Ai propri successi intesi come vittorie. Domani potrai guardare il frutto di ciò che solo tu avevi intuito. Non avrà la forma di una coppa o di una medaglia, ma gli occhi lucidi di qualcuno. Lei ti verrà incontro, per dirti grazie. Per non aver mai mollato e aver creduto in lei anche quando vagava nel deserto in cerca di un sorso d’acqua.

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