La Riforma Bergamini

La riforma Bergamini, raccontata così in una immagine, quasi un meme.
Piovuta dall’alto, imposta. Non certo condivisa, con il vertice del movimento del calcio a cinque italiano.

Una modifica delle regole di partecipazione al gioco, sicuramente epocale.
Degna di portare quindi, il nome dell’uomo che l’ha promossa.
Dalla prossima stagione, quattro giocatori non formati in Italia, nelle liste di gioco della Serie A maschile, ridotte a dodici unità.

Quello che dovrebbe essere l’obiettivo di una riforma, diventa la destinazione immediata. Già raggiunta. Per imposizione burocratica, per diktat cartaceo. Giunto a destinazione un viaggio del quale, tutti ignorano il percorso e il mezzo. È chiaro solo il “quando”. Adesso.

Nessuna proposta progettuale alla base. S’è stabilito un principio. Le società che decidono d’aderire alla Divisione Calcio a 5, lo devono adottare. Si fa ricadere su altri, l’onere di trovare una soluzione ad un problema: la mancanza di talento formato, in Italia. Acuendo però gli effetti di questa penuria.

Una svolta complessa, quella decisa d’autorità dal Presidente Bergamini. Condivisa quasi all’unanimità dal suo consiglio direttivo. Al più elementare livello politico, questa modifica alle norme, piove su quelle società che pur avendo dato mandato a questa governance, l’hanno fatto ignare di questo proposito. Non c’è alcuna traccia di riforma, nel programma di governo del calcio a 5, ammesso che sia possibile trovarlo.

Il suo predecessore, Andrea Montemurro, fu eletto invece, proprio su una piattaforma di proposte, tra le quali capeggiava quella della diminuzione degli oriundi nei campionati italiani e in nazionale. Appena eletto, l’attuale presidente dell’Associazione Italiana Musicisti, però portò il numero di giocatori iscrivibili alle liste gara a 14. Incrementando di fatto, il numero dei non formati disponibili in partita.

Quella appena adottata è frutto di una scelta largamente impopolare, tra gli esponenti che più investono nella disciplina. Malumori che se coltivati politicamente, potrebbero lasciare ampio spazio di manovra ad un eventuale movimento d’opposizione. Escludendo il desiderio di martirio politico-sportivo, di alcuni navigati dirigenti che sono riusciti a traghettarsi tra la vecchia  presidenza e l’attuale, potrebbe però esserci all’origine di questa riforma, anche un freddo calcolo politico.

Nessuno può in coscienza negare la devastazione del prodotto sportivo futsal, che questa draconiana decisione comporta. Annullando di fatto anche la poca competitività che la disciplina aveva rispetto a più radicati e affermati sport, così detti minori.

I “Talking Points” nella comunicazione del presidente sono l’eco di parole già ascoltate da altri. Dipingono una Fantasilandia nella quale ci sarà un massiccio impiego di giocatori formati nelle rotazioni.

Quegli stessi giocatori che oggi sembrano limitarsi a portare il loro documento d’identità in panchina, al fine di permettere la corretta disputa della partita. Domani dovrebbero essere l’asse portante del movimento. Nel mezzo di questo incubo lisergico, mi permetto di suggerire, un più probabile scenario.

Serie A di futsal maschile.
Portiere italiano. Quattro non formati in campo. Due formati a costituire la rotazione. Sei pettorine formate, rigorosamente in Italia, comodi in panchina. Cinquanta per cento dei formati composto dai due autisti dei pulmini cinquantenni e dal magazziniere in alternanza scuola lavoro per tenere bassa l’età media.

Il primo probabile effetto, economico, della riforma, sarà l’innalzamento del rimborso dei non formati. Una crescita stimabile almeno al 40 per cento. Intercettando così, la scarsità di posti, generata artificialmente. Lieviteranno i costi in maniera almeno proporzionale, alla decurtazione di spazi eleggibili. I giocatori formati, quelli in condizione d’utilizzare i piedi non solo per camminare, chiederanno cifre proporzionali alla mancanza di talento formato.

Gli accordi pluriennali già in essere costituiranno un problema, nella gestione amministrativa di alcune società. Demolita totalmente, con un colpo di stampante. Sparisce anche la flebile programmazione sportiva del calcio a 5. Ci saranno squadre con più stranieri di quelli schierabili, con i quali dovranno onorare gli accordi.

Potrebbe essere relativamente facile, per una eventuale cordata politico sportiva, candidarsi in opposizione a questa restaurazione del calcetto. Lo slogan è già pronto: “Back to Futsal”. Offrendo ai presidenti quella libertà e competitività che ora vedono limitata.

Ma se non ci fossero più elezioni? Vi lascio con questa suggestione. Tenetela da parte, vi servirà tra qualche tempo.

Impoverito tecnicamente nel breve periodo il campionato di Serie A. Danneggiato il movimento a livello UEFA. Con la Champions che non prevede limitazioni ai giocatori stranieri. La riforma Bergamini, si completa inserendo anche una limitazione anagrafica all’impiego degli atleti nelle serie minori. Una soluzione, già ampiamente bocciata dagli studi di settore.

Non esiste documentazione che riporti favorevolmente l’adozione di limitazioni d’età come efficace strumento alla crescita dei giovani talenti. Applicata con risultati fallimentari nel calcio, il futsal italiano aderisce.

In un paese come l’Italia, il futsal si trova a competere con il calcio, per un numero limitato di giovani atleti. Si scontra quotidianamente, con il sogno di quei genitori che desiderano avere un Messi o un Cristiano Ronaldo in casa. Non sanno nemmeno chi è O’Magico, questi novelli papà tifosi. Forse un nuovo spray per lucidare i mobili, che la moglie aveva chiesto loro di acquistare.

Il doppio tesseramento vi salverà, forse. Una norma che permetterà di reclutare qualche giocatore in più. Dovranno questi nuovi tesserati, imparare uno sport completamente diverso. Intercettare quello che si definisce come il “drop – out” del calcio, siamo sicuri sia davvero possibile?

Non c’è supporto professionistico alla disciplina. Ad un giovane giocatore di futsal, si prospetta una breve carriera a caccia di compensi limitati, saltuari, minimi. Inseguire un sogno, dormendo due giorni in aeroporto dimenticato dalla società.

Ad un giovane calciatore che sogna la Champions League, il futsal offre tensostrutture, trasferte in pulmino e spalti deserti. Allenatori scarsamente istruiti. Questo, nella migliore delle ipotesi.

Il grande spettacolo del calcetto è servito. Quello del giovedì, tra gli amici, in diretta su Sky Sport Arena. Tra un bagno alle terme e un ballo di gruppo. In campo, tanta corsa e tanti calci, pochi al pallone. La suolata come gesto da mostrare, quando s’inciampa sul pallone.

Ci vediamo tra dieci anni.
Se ci sarete ancora.

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