Nel 2022, quando il Santiago Bernabéu, la casa dei galacticos, sarà completato, l’iconico stadio di Madrid, diventerà una pietra miliare dell’intrattenimento sportivo.
Campo retrattile, per lasciare spazio sul terreno di gioco al basket, al tennis ma anche ai concerti, fino alle fiere e i congressi.
Il Real Madrid, si trasformerà definitivamente in una società che organizza gli eventi della sua squadra, o delle sue squadre, parliamo infatti di una polisportiva. Il suo presidente Florentino Pérez, è tante cose, ma soprattutto un imprenditore di successo anche in un campo che non è strettamente il suo core business.
La sua società, trasformerà attraverso un processo di digitalizzazione, il suo impianto in una entità fruibile anche attraverso la realtà virtuale. Parlo di quel “metaverso” di cui Mark Zuckerberg cerca di rivendicare una proprietà esclusiva.
L’idea consiste nel replicare l’esperienza reale. Portare il tifoso nel metaverso e fargli vivere le stesse emozioni di un gara live, seduto nel suo “seggiolino” o in piedi a cantare in curva, ma dal divano di casa. Uno dei punti di forza del nuovo Bernabeu virtuale sarà il punto di vista dello spettatore che potrebbe essere riprodotto, per essere identico a quello di cui godono i fan “in presenza”.
Per darvi alcuni dati di riferimento. Lo scorso anno, le vendite dell’Oculus Quest 2, uno dei device necessari per usufruire di questa tecnologia, ha superato quelle dell’ultima generazione di console di gioco Xbox.
Immaginate due biglietterie, magari con differenti prezzi, con la possibilità quindi, di vendere due volte lo stesso posto. Il metaverso potrebbe aprire ai tifosi di tutto il mondo i cancelli degli impianti più iconici. Con la possibilità di godersi l’evento live, nello stadio preferito, comodamente dal divano di casa.
“Tutto bellissimo, ma nel futsal le società non hanno nemmeno una sede”.
Eccola, la voce indistinta che s’alza in mezzo al solito chiacchiericcio. Vero, inconfutabile realtà. Concretamente reale, come la necessità per uno sport minore, di non essere disattento a ciò che accade intorno.
Perché combatte per l’attenzione e il denaro, di un finito gruppo di persone. Letteralmente sommerse da una quantità di contenuti, il cui principale elemento di discrimine è la qualità del prodotto.
Sperare di convincere un tifoso occasionale a preferire un incontro di cartello della Serie A di futsal all’assistere a Boca-River alla Bombonera ma senza spostarsi di un centimetro, non sarà semplicemente possibile.
Gli strumenti tecnologici sono ampiamente alla portata di molti, questo non trasforma la capacità d’acquisto in abilità nel creare il contenuto. La possibilità di produrre un evento non corrisponde in maniera equivalente, alla sua qualità.
Si sta accrescendo leggermente la complessità nel generare un contenuto, allo scopo di rendere accettabile la sua monetizzazione, per le tasche del cliente. Il tifoso deve immaginare di ricevere un servizio, che non sia ad esempio replicabile da un tizio con un telefonino.
Il futsal sembra interessato più a copiare soluzioni di comunicazione, intrattenimento, già vecchie, sperando in un successo che è già passato. Come se, con l’avvento delle macchine elettriche qualcuno annunciasse trionfante: “Vi presento un carburante a base fossile: la benzina”.
Concretamente, questo si tramuta nel produrre gli incontri di futsal cercando di emulare la qualità di quelli del calcio. Affrontando così un costo alto per una resa minima, in termini di pubblico. Nel medesimo momento il calcio porta l’evento nella realtà virtuale. Si finisce con l’avere sempre un giro di ritardo rispetto alla testa della corsa.
Quindi, il futsal è destinato inevitabilmente ad essere nelle retrovie? In certi aspetti, sicuramente. In altri probabilmente potrebbe osare. Come?
Se domani realizzassi, un pub virtuale, dove invitare i tifosi a guardare la partita di cartello della serie a, creerei con una spesa modesta, tanto che sto valutando di farlo davvero, un ambiente originale.
Sto modificando in questo modo, il tipo di fruizione dell’evento, lo rendo unico. Cambiando i paradigmi contro i quali mi scontro e che mi ricordano continuamente che non ho alcuna speranza di vittoria.
Se fallisco, fallisco in misura minore. Ho affrontato solo la spesa di aver realizzato, quel contenuto. Sono insignificante, del mio fallimento non s’accorge nessuno. Se invece colgo l’attenzione del pubblico, perché sono “diverso”, ecco che allora quella spesa contenuta diventa un incredibile volano.
La voce però dall’Alto Castello, quella di Philip K. Dick ma con un accento diverso, mi ricorda che c’è gente che pensa che l’intervista doppia sia ancora rilevante, che ha le tapparelle della finestra come sfondo dell’intervista e la luce è quella a basso consumo, del lampadario di cristallo della nonna.
Per questo non saranno loro certamente, a farlo. Unity lo so usare, gli asset ci sono, alcuni già pronti. Il Quest 2 costa 350 euro, quasi quasi. Com’era quello slogan?
Il futuro è adesso.