In quel di Gorgonzola, luogo e non formaggio, su una delle linee laterali, corre uno degli arbitri più articolati della CAN5. Affatto banale, anche nei suoi passatempi. Trovare chi distingue Monkey Island da Fortnite non è affatto facile, in un mondo di boomer.
Ho appena digitato Futsaltv.it ma ho ancora negli occhi la disarmante semplicità con la quale Nathalia (Rozo) spara sotto l’incrocio un pallone dai nove metri. “Come i giocatori veri”, mi sono ritrovato a pensare.
Donna curiosa Nathalia. Se vi dovesse capitare l’occasione di ascoltarla riempire i suoi silenzi, potreste scoprire che il suo talento tracima il campo. Capace d’imparare da sola a suonare la chitarra, da un video. Io non ne sarei capace, nemmeno in un miliardo di video.
“Come i giocatori veri”, può suonare irrispettoso. Non lo è.
Rappresenta il punto di congiunzione tra l’ammirazione per un tiro da fuori a girare sul secondo palo di Grealish e quello che stavo guardando. In quel preciso istante nel quale le due istantanee si sovrappongono e la Premier League non sembra così lontana.
Due tiri, due gol. In due angoli diversi della porta. Con quella naturalezza di chi compie un gesto complesso con disinvoltura. Proprio quel trovare la semplicità dentro alla complessità, racconta la straordinarietà.
Dopo troppe parole con l’accento sulla a, la partita la potrei anche descrivere con le parole del Generale, che mi chiede com’è andata.
“Sei a uno, per il Pescara”
“Ma non era forte una volta il Real Statte?”
Quella domanda però fa riemergere un ricordo della partita. Secondo tempo. Palla lunga per Aida (Xhaxho). Stop e la palla le rimbalza, alta, davanti. Lei è spalle alla porta, per alcuni lunghissimi secondi, pensa alla rovesciata.
Non è però l’esecuzione del gesto che m’intriga. È l’idea stessa, di poterlo eseguire, la fiducia in se stessi necessaria a contemplare la possibilità di cimentarsi in un movimento articolato e complesso. C’è dell’arte anche nel concepire una possibilità diversa, dove altri vedono solo stop e tiro.
Tempo presente.
Il cronista della partita tra Kick Off e Falconara non riesce a finire la sua introduzione all’incontro che le marchigiane sono già in vantaggio. Qualche anno fa accadeva l’esatto opposto. L’apparenza non inganni però, lo spettatore occasionale.
William Gibson potrebbe raccontarvi che sotto la superficie di questa partita, si rivelano dei punti nodali. Taluni li vedono, altri no e quindi risolvono nell’acquisire quella abilità da terzi. È necessaria una rara e quindi costosa capacità e attitudine al costruire, dal basso. Unico viatico per sopravvivere alla ciclicità dello sport.
Puoi contenere quell’intelligenza anche in 58 metri quadri. Devi averla però e sebbene si possa apprendere, questo richiede anche l’intelligenza di sapere di non sapere. Esiste sempre e da sempre, un dietro le quinte. Fingere che non ci sia, è sciocco.
Inserisco la card con le foto di oggi. Lunga sequenza di immagini, del mio tentativo di fotografare il lavoro di manicure sulle mani di Ersilia (D’Incecco), di fare una foto a Roberta (Linzalone). Il portiere con i tatuaggi più originali che abbia mai visto e la coda dei capelli posizionata a caso sulla testa. Confesso d’aver scoperto la sua esistenza quando uno dei ragazzi della Volta League, l’ha chiamata al Draft.
Per alcuni istanti ha giocato anche Matilde (Russo). Ha un nome da fumetto, da anime. Anche un nome tizia che beve da una tazzina di caffè di porcellana. Quelle ricamate, tutte strane. Molto simili a quelle di Greta (Ghilardi). Matilde, potresti anche provare a sorridere, non ridere, un sorriso. Anche solo per le foto.
Due partite scorrono sullo schermo, già due. Impersono lo spettatore duplicato. Assisto ad una sequenza di “ha segnato e aggiungi nome”. Quando mi trovo a fare da spettatore a imbarcate clamorose, a risultati che puoi segnare con il pallottoliere più che con un tabellone, spesso mi trovo coinvolto nella medesima riflessione. “Sono quei gol, tutti uguali?”
Rigore di testa, il libro. Racconta di quei gol che non sono tutti uguali, di quanto sia fallace la “media gol” ma anche lo stesso totale delle reti. Un racconto questo però, a parte. Merita uno spazio tutto suo.
Termina così, un mercoledì di partite. Definita finalmente, la griglia della Final Eight. Otto squadre su dodici della Serie A femminile, il settantacinque per cento si giocherà la Coppa Italia. Non si nega un posto quasi a nessuno. Appuntamento in quel di Bisceglie, quindi, con almeno la squadra locale in campo. Tanto poi vince una squadra, quella.