Time out Finlandia.
Martic chiede ai suoi di stare “larghi”. It’s wide man, not large.
M’ha fatto sorridere, la scelta errata del lemma, nella comunicazione. Si saranno poi capiti comunque. Una delle poche volte che il time out di una qualsiasi partita di futsal non è in portoghese, almeno da spettatore, così posso partecipare.
Esce il Kazakistan. Eliminato ai quarti. Tre assenze sono troppe, per qualsiasi squadra, una volta superata la prima fase di una competizione come l’Europeo. Paga dazio così una delle accreditate alla vittoria finale.
Leggo qualche titolo sparso, mi sorge una domanda. Se il Kazakistan è un “gigante con i piedi d’argilla”, l’Italia sconfitta da quella stessa squadra, esattamente cos’è? Rimango in attesa della risposta e che s’aggiorni il ranking UEFA. Così da poter rilevare in quale posizione sono scivolati gli azzurri.
“Dove posso vedere il Portogallo? Non c’è su uefa.tv”
C’è chi trasmette illegalmente le partite di futsal. Se c’è una prodotto anche se non legale, vuol dire che esiste una richiesta. Il mio vecchio editore faceva il giro delle copisterie intorno alla Sapienza, a Roma. Voleva vedere quanti dei volumi di cui era responsabile, venivano fotocopiati. Né misurava così il successo.
Ho scoperto un floridissimo sottobosco indonesiano, capace su TikTok, di raggiungere 3.3 miliardi di views, collegate all’hashtag #futsalindonesia. Non vi preoccupate, #calcioa5 ha gli stessi numeri del reach delle pagine facebook italiche. Irrilevante.
L’importanza di un prodotto, sportivo, si misura nella sua domanda. Quando la EIAR iniziò a trasmettere le prime radiocronache lo fece per portare fuori da uno stadio stracolmo l’evento sportivo.
Nessuno pensava di riempire lo stadio trasmettendo la partita. Nel futsal c’è questa diffusa idea, molto naif. Se lo trasmetti, loro verranno. No. Basta farsi un giro nei palazzetti, scegliete pure a caso, a parte le rare eccezioni che sono desolatamente popolati di spettatori.
Ricordate le pubblicità di Taffo? L’azienda di onoranze funebri, divenuta celebre sui social per le sue efficaci scelte di marketing. Nonostante questo, le sue vendite, la sua quota di mercato non è aumentata. Nessun vantaggio concreto, nella conversione.
Parla Taffo, non ai suoi clienti potenziali, ma ad un pubblico generalista, interessati questi ultimi, più alla comunicazione che al prodotto che vendevano. Così come nel calcio a cinque italiano, la comunicazione è ad uso delle società e non diretta ai tifosi. Quei pochi.
L’esempio virtuoso di comunicazione che la UEFA sta mostrando durante la manifestazione continentale europea, è una ricetta che funziona. L’ha applicata anche alla UEFA Champions di calcio femminile. La seguono pedissequamente anche i responsabili della comunicazione della Premier femminile.
Esiste, da qualche anno, un dettagliato manuale. Messo a disposizione proprio dalla UEFA. Piuttosto corposo, quindi la lettura potrebbe risultare indigesta per quelli che non riescono a superare le 50 parole di lunghezza di un testo. Provate a leggerlo, è gratis. Esiste un link per scaricarlo.
Ci sono esempi, i così detti “Case Study”, replicabili. Si evitano così anche scenari imbarazzanti. Anche a copiare, conviene farlo dai migliori. L’intervista numero 106, al terzo portiere, direi che è da evitare.
Spesso leggere di calcio a cinque è per me, come guardare quelle serie tv, nelle quali dei tizi continuano a scavare vecchie miniere d’oro. Si concentrano più sui macchinari che si rompono che sull’effettiva ricerca di un filone aurifero.
Le pepite ci sono, forse però non tutti hanno voglia di sporcarsi le mani. Di provare e sbagliare, d’essere criticati, insomma di non essere come la nutella.