Avete visto Georgia – Azerbaijan?

Ci sono quelli capaci di leggere le partite. Al massimo io, posso leggere i tabellini e anche quelli, non è che sono poi così chiari. CI sono mille sfumature, di una distinta di gioco. Meno però, di quelle che trovereste da una brava parrucchiera.

Mentre sul suolo italico ci salviamo dal leggere dell’ennesimo ottovolante, in Olanda scendono in campo due nazionali. Quelle di una nuova Europa che emerge almeno nel futsal.
Sarebbe anche da decidere, come lo chiamiamo questo sport? Calcio 5, futsal.

Leggo le liste di quelli che stanno per scendere in campo e scopro che tanto a Tiblisi, quanto a Baku, si tiene uno stimato carnevale. Si balla la samba nelle calde estati passate a giocare a pallone sulla sabbia. C’è una grossa statua di Gesù su qualche collina, oppure era di Stalin. Forse queste ultime, le hanno abbattute. 

Potrebbe certo esserci una spiegazione meno fantasiosa della mia, che racconta di come una nutrita colonia di brasiliani sia stata installata stabilmente nel roster di queste due nazionali.

In queste ex repubbliche sovietiche, ricche di materie prime e desiderose d’essere “occidente”, s’è nel tempo sviluppato un progetto sportivo, già disegnato da altri.

Il successo del Kazakistan, è iniziato proprio così. Tecnici, giocatori, prelevati altrove e divenuti parte integrante d’un paese. La loro cultura sportiva, ha sostituito quella nazionale che non li portava al successo al quale ambivano.

La Georgia forse s’è spinta leggermente oltre. I suoi di “import”, non risiedono nemmeno del paese che ebbe Eduard Shevardnadze, come padre della patria. Vincere, è un motto comune a tutti. La vittoria resta un processo, alcuni sono più avanti, altri s’attardano a spiegare, qualcuno invece a sognare.

Nel corso di quella partita, se avete davvero prestato attenzione, avrete sicuramente notato alcune caratteristiche comuni ad altre nazionali. No, non la presenza di brasiliani.
I giocatori hanno tutte caratteristiche strutturali, molto simili. Sono fisicamente imponenti, veloci e dotati di una buona tecnica.

Alcuni sono elementi allenabili, altri meno. Hanno tutte un pivot che sembra preso direttamente dal basket. Anzi credo che questa tendenza ad avere giocatori “grossi” in tutti i ruoli sia iniziata proprio lì.

Giocano in verticale. Attaccano con veemenza atletica lo spazio. Se provate a fare possesso palla contro di loro, vi portano via i pallone e puntano la porta. In un contesto continentale nel quale l’arbitraggio consente un gioco decisamente più intenso fisicamente, al momento questo è il “meta” adottato da molte altre squadre. Da quelle che vincono.

Qualcuna aggiunge anche un portiere con buone capacità balistiche, abile nel giocare fuori dai pali. Abituato a supportare con frequenza anche l’azione offensiva della sua squadra. Portogallo e Kazakistan hanno elevato questa situazione di gioco a sistema.

Copiare ha oggi, un connotato negativo. Eppure nel suo utilizzo originale, è un metodo per fare attenzione, fissare e collegare informazioni. La sopravvivenza stessa della cultura europea si deve alle anonime schiere di amanuensi che, nel Medioevo, copiarono e tramandarono i testi dei classici, fino a diventare eruditi.

Non è un male copiare un modello che funziona, il delitto è nell’attribuirsi i meriti di idee altrui. Quelle stesse idee, però, si possono perfezionare, fino a farle diventare nostre, fino a renderci eruditi.

Si, anche nel calcio a 5, nel futsal, nello sport e nella vita.

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