Caffè Corretto – Le dichiarazioni

Tra i mille rivoli, di una comunicazione del futsal, troppo spesso autoreferenziale, c’è in particolare una corrente che alimenta dichiarazioni e interviste. Spesso, i protagonisti si lasciano andare a variopinte dichiarazioni, stravaganti affermazioni delle quali, non viene mai chiesto loro conto, successivamente.

Certo, il chiedere conto di una dichiarazione, non è obbligatorio. È però tangibile segno di serietà, cattura quell’aspetto di approfondimento, che viene costantemente evitato nel calcio a cinque. Il timore di turbare, il proprio contraente è forte, il rischio di vedersi rescisso il contratto è concreto. Meglio evitare.

Così capita di leggere, all’appassionato attento un : “Ci riscatteremo nel derby”. Perfetto. Il giocatore scuote il suo ambiente, è sicuro della sua squadra. Ipotizziamo però che questa compagine abbia collezionato 1 (uno) punto in dieci partite. Mentre l’avversaria nel derby, ne ha in classifica sedici.

Esiste una remota possibilità che il riscatto avvenga. Anche lo 0.01 per cento rappresenta una eventualità che l’evento, si realizzi. Quando però, in quel derby, si finisce sommersi sotto una valanga di gol, quella stessa dichiarazione, che prima poteva essere considerata come spavalda, perde di credibilità.

Allo stesso modo, spesso non è: “una questione di testa”, lo è semplicemente di piedi, di tecnica. Se la tua specialità è lo “stop ad inseguire”, puoi restare concentrato quanto vuoi, cambia poco. Vale per tutti gli ambiti della vita. La massima concentrazione davanti ai fornelli, non fa di voi Canavacciulo.

“Dobbiamo porre attenzione sulla fase difensiva”. Può essere un segnale d’allarme, un grido d’attenzione, alla vigilia della partita. Se poi però, si viene seppelliti sotto una valanga di gol, quella stessa affermazione assume connotati completamente diversi.

Nel calcio a cinque, si è stabilita la pratica della celebrazione della sconfitta. Si è codificata la fenomenologia dell’imbarcata. Una pratica come questa, non si trova nemmeno sulle fanzine locali della UISP. Perdere nel futsal sembra irrilevante, qualcosa al massimo da nascondere, sotto una montagna di complimenti estratti da frazioni dell’intero evento. Gli almanacchi, quelli che conservano i risultati finali, non mentono mai.

Si viola anche la sacralità della matematica, se hai fatto una manciata di punti in metà stagione, difficile che tu possa portare a casa l’intera posta nel girone di ritorno. Possibile, statisticamente. Tuttavia, altamente improbabile. Qualcuno deve occupare il fondo delle classifiche dei campionati. A loro però spetta l’onore di scegliere una linea narrativa diversa da quelli che quella stessa classifica, la dominano.

Evidenziare queste differenze, polarizza l’attenzione. Costituisce il volano dell’interesse dell’appassionato. Crea una scala di prestigio e caratura, che i protagonisti spesso percorrono in senso inverso. Elide l’orizzontalità dei valori che è solo un artificio narrativo. Contribuisce invece a stabilire una statura, a distribuire meriti e anche demeriti. Non può esistere un elemento, senza il suo opposto.

Mazzarri, che tra i professionisti del calcio ha provato a seguire una narrativa simile, è diventato più celebre per le sue “scuse” che per i risultati in campo. Ricordo l’immortale: “Purtroppo mezza squadra era influenzata, 4-5 avevano la febbre e uno ha giocato con la diarrea”. La famosissima “cacarella di cavani”, così come la definirono i tifosi della curva b. “Siamo in emergenza, i ragazzi sono calati. E poi ha anche cominciato a piovere”, quando era all’Inter. La mia preferita però è sempre quella che coinvolge ancora l’uruguaiano: “poi oggi era anche il compleanno di Cavani, siamo stati troppo molli.”

Non sono però, le sole interviste “a perdere”, come i vuoti, a segnare il racconto del futsal. C’è anche la radicata abitudine a non parlare mai di denaro. Diversi sono gli investimenti profusi per costruire le squadre, tanto nel maschile quanto nel femminile. Proprio in virtù di queste disparità, i risultati sportivi non sono equiparabili. Sono generati da molteplici fattori, alcuni a detrimento dell’obiettivo agonistico, altri atti a promuoverlo.
Questa però è una storia per un giorno, diverso da questo.

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