Caffè Corretto – Esordire in Nazionale

Calcio, quello a undici, con tanti soldi e il vero Pallone d’Oro. Esordire in nazionale è un traguardo, non una meta. Se prestate davvero attenzione alla classifica del premio di France Football, nessuno degli ultimi vincitori, ha mai alzato al cielo la Coppa del Mondo.

Nel futsal, indossare la maglia della propria nazionale, oltre ad essere un orgoglio più o meno sbandierato, innalza il profilo del giocatore. Spesso permette agli atleti di confrontarsi a livello internazionale con altre realtà del pianeta. Nel calcio a cinque maschile, da anni, UEFA e FIFA organizzano tornei regolarmente sanzionati.

SI può consultare il ranking internazionale. Per scoprire quali sono le vere potenze sportive di questa disciplina. Ci sono più occasioni di misurarsi a livello continentale e mondiale per gli uomini. La collocazione geografica dei talenti sportivi genera però rivalità bizzarre.

Le probabilità di essere convocati nella nazionale italiana maschile, spesso rappresenta una percentuale risibile, rispetto al totale dei tesserati. Vuoi per la natura regolamentare del processo di selezione. Vuoi per le scelte tecniche e tattiche. Paradossalmente questo numero diventa marginale se si considera l’elemento, solo nella sua prospettiva di partecipazione ad un evento rilevante. Mondiale o Europeo, indistintamente.

La situazione diventa drammatica, se si volge lo sguardo al movimento femminile. Prive di una manifestazione mondiale FIFA. Non s’è mai disputato un Campionato del Mondo di futsal femminile. Il torneo continentale ufficiale UEFA è solo. alla seconda edizione.

La probabilità d’essere convocata per una manifestazione continentale, in questo momento è più alta se siete nate in Ucraina o in Russia. Sono una certezza invece, se siete nate in Portogallo o Spagna. Badate bene, questa è una condizione che condividono molti giocatori. Se siete una donna calciatrice in Scozia, avete più probabilità di giocare una manifestazione europea. Di quanto accada se siete italiana ad esempio.
 

Nel calcio maschile Erling Håland, difficilmente vincerà un titolo continentale o un mondiale con la sua Norvegia. Al momento non è riuscito nemmeno mai a qualificarsi. Certo, il miracolo Islanda, la Danimarca campione d’Europa. Gli accidenti capitano. Gli aneddoti non sono elementi considerati nella statistica. Giova ripeterlo, gli aneddoti, non sono rilevanti.

Nel futsal, esordire in nazionale italiana, comporta quindi, una minore probabilità di disputare un evento continentale o mondiale. Le percentuali s’abbassano nel caso si consideri l’evento della vittoria finale. Poco probabili. Non vuol dire impossibili.
La particolare geografia del calcio a 5, crea inusuali scenari.

Potreste ritrovarvi al mondiale maschile, con più probabilità se siete iraniani. Piuttosto che nati nel Bel Paese. Potreste disputare una final four continentale con quasi certezza, se siete nate dove una volta, pascolavano le orde di Gengis Khan.
Questo elemento ci fa incontrare un nuovo punto nodale. La capacità di coltivare il talento.

In assenza di uno strumento come il FIFA Benchmarking Report, che si occupa solo di calcio anche al femminile, proprio per il futsal, doppiamo fare di necessità virtù. Prendere inevitabilmente ad esempio le calciatrici.
L’Olanda, nuova power house del calcio femminile, può contare sull’ottanta per cento dei club in prima divisione, in possesso di un settore giovanile. C’è una statistica ancora più interessante in quel report. Ogni 100 giocatrici passate in una academy, diciannove (19) esordiscono in prima squadra.

Provate ad applicare questa ultima metrica, al futsal femminile italiano. Probabilmente ci sono cento tesserate nell’intero movimento del futsal giovanile. Molte prese a prestito dal calcio. In una penuria endemica di talento. Aggravata da una probabile incapacità di reclutarlo e svilupparlo. Così la nazionale diventa un punto d’arrivo.

Semplicemente indossare la maglia azzurra è un traguardo. Un riconoscimento, per essere sopravvissuta al movimento. Alle sue difficoltà. Alla sua natura erratica. Si perde così, obiettivo reale di ogni competizione sportiva. Il fine ultimo di ogni agonista: vincere. Indossare la maglia di un club, nella serie maggiore, non deve rappresentare un obiettivo finale, piuttosto un passaggio transitorio.

Come in “Sei personaggi in cerca d’autore”, questo è un dramma che nessuno vuol scrivere, prigioniero di un gioco delle parti nel quale nessuno è disposto ad assumersi una responsabilità. Raccontato in un italiano un po’ antiquato, come fosse avanspettacolo.
 

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