Il miracolo di Marzuoli

Non credo che il tecnico abruzzese, moltiplichi pani e pesci o possa tramutare l’acqua in vino. Quello che ha fatto però ha qualcosa di unico e straordinario. La scorsa stagione, dopo otto giornate di campionato il sodalizio veneto, aveva 3 punti. Aveva appena perso sette a due dal Capena.

Dopo le prime otto giornate, a Rovigo i punti si contano a due cifre, sono sedici. Con una Aline in meno e una Buzignani e una Gasparini in più. Muovendosi all’interno di un monte ingaggi parsimonioso. Se oggi si guarda la posizione in classifica delle venete, rispetto anche alla concorrenza di neopromosse che hanno investito tanto sul mercato, Marzuoli è il Bielsa del calcio a 5. Certo capita anche al “loco” di prenderne 7 di gol dal Manchester City, però è li.

Gianluca Marzuoli, è uno di quei pochi allenatori capaci di farsi seguire dalle donne. Con una sua idea di gioco, una sua ritualità anche nella comunicazione. M’ha colpito sentire risuonare il mio accento regionale su una panchina particolarmente veneta nella sua verbalità.

Uno dei fallimenti principali del calcio a cinque femminile lo si riscontra nella capacità di individuare e comunicare anche al suo interno una classifica di meriti e valori. Si ignora perennemente la classifica, gli elementi che la generano, favorendo piuttosto una narrazione frivola, fatta di passati gloriosi, d’interessi di facciata.

S’inventano competizioni, premi e tutta una generalizzazione che appiattisce le peculiarità. Dai pallonetti confusi con cucchiai, a quei giocatori che spostano così tanto gli equilibri che languiscono sul fondo della classifica. Così impegnati in molti a guardare al passato da dimenticare il presente. Quello che è costituito anche da un gol, il primo di Tainã Santos, contro il Francavilla.

Pallonetto in corsa da distanza ragguardevole, di forza e al volo. Qualcosa che siamo soliti osservare sui campi della Serie A Maschile. Intorno a quei gesti, a quelle storie, a quei personaggi si costruisce una narrativa che ambisce almeno a presentare i fatti.

S’è perso anche il senso del ridicolo. Zwolle, Eeredivisie. Ultimi in classifica, sei punti in sedici partite. Nessuno del club, avrebbe il coraggio di dichiarare, tanto alla stampa quanto al loro addetto stampa: “Vedo una grande crescita”, oppure peggio, “spero di continuare così”.

Perché sebbene il miracolo d’aver vinto Coppa e Supercoppa d’Olanda solo l’anno scorso, non ti mettono al riparo dall’ira dei tifosi e dalla critica della stampa. Quella capace di distinguere un cucchiaio da un pallonetto, quella che si ricorda di Zwolle perché c’è l’ennesimo circuito automobilistico d’Olanda.

Per tutti gli altri, quelli prigionieri nel futsal delle domande con risposta incorporata nelle interviste, dovreste anche voi provare a leggere qualcosa di diverso da volantini pubblicitari. Forse quelli però sono meglio, il prezzo è indicato chiaramente. 

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