Passerella d’onore, secondo posto

All’apparenza, in questo video, c’è una squadra che festeggia, un secondo posto. In un torneo che vorrebbe essere, qualcosa che non è. Perché non ne hanno uno. Non hanno la loro Coppa dei Campioni, non hanno un loro mondiale.

Non hanno nemmeno tanto spazio, seguito, soldi, una lunga lista insomma di cose che “non”.

Quella che state guardando, oppure che avete visto, è una passerella d’onore. Walkway of honor, è una tradizione tutta inglese. Non ho idea del perché nel futsal, si attribuisca a questo gesto, un lemma spagnolo. Le misteriose trovate di chi ignora anche l’ovvio.

Ho scattato delle foto, ho registrato due brevi video. La mia prima reazione d’impulso è stato pensare: “non avrei mai festeggiato un secondo posto, di un torneo”. Ho prestato poi, davvero attenzione. C’è uno scatto in cui il capitano del Catania, Musumeci sorride mentre posa per le foto insieme alle ragazze.

In quell’istante ho capito cosa stavo osservando. Un momento di riconoscimento. Quello di un movimento maschile, per queste donne che praticano la loro stessa disciplina. Al loro viaggio tortuoso, verso una destinazione che loro hanno già raggiunto. Perché qualcuno dei presenti, il trofeo per la vittoria della UEFA Futsal Champions League, l’ha già alzato.

Le donne hanno una coppa che assomiglia a qualcos’altro. Loro sono ancora lì e forse, gli uomini di questo sport, quelli che scendono in campo, potrebbero usare la loro piattaforma per rendere più persone partecipi, di una disciplina che si gioca anche al femminile.

Stavo osservando un momento di condivisione. Isolato, vero. Da qualche parte però bisogna pur iniziare.
Stavo contemplando l’istantanea nella quale è più dolorosa e tangibile, la distanza tra le due discipline.
Ho ripetuto quel pensiero, avuto all’inizio, ad alta voce: “non avrei mai festeggiato un secondo posto”. Per un attimo, nemmeno troppo breve, ho pensato a voi come alla mia Juventus. Le sette finali perse, quelle vere della Coppa dei Campioni. Al gol di Magath,  a quello di Lars Ricken e chi diavolo è Lars Ricken.

Eravate vere così, come quella Coppa che ho visto alzare una sola volta dalla mia squadra del cuore. Non vi ho confuso, ho semplicemente realizzato che conosco le vostre pene, fatiche, tribolazioni e so bene che non si colmano con un contasoldi, ma con il cuore.

Un giorno, spero che le donne che seguiranno le vostre orme, possano tornare deluse da una sconfitta in finale di UEFA Futsal Champions League.

Non vorrei che qualcuno pensasse, dopo aver letto queste righe, che l’età mi abbia addolcito. Ragazze, vi ricordo che ve ne hanno rifilate comunque sei di reti, in finale.

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