Ore 17.30.
Canale YouTube. Niente fantozziana Peroni gelata, perché lo sanno tutti che fa la “mappazza” (termine indigeno che indica la pessima digeribilità). Tutta la curiosità per vedere le lusitane del Benfica, ora che sono orfane di due pilastri della squadra. Janice e Fifò, ora al Falconara, la guardano da casa, esattamente come me.
Partita lenta, decisamente brutta. Con un Benfica che s’accorge che passeggiare basta per battere le avversarie. Rifila alle ucraine quattro gol e chiude presto la pratica. Quando gli incontri sono di tal guisa, così tanto per usare un termine vetusto, mi distraggo facilmente.
Nel momento di picco, oltre cinquecento spettatori collegati. Dal cirillico della chat deduco che la sempre numerosa comunità ucraina s’è riversata in massa sull’evento. Se ci fosse una media di trecento spettatori, potrebbe essere un successo. A determinarne la fungibilità è però il costo per realizzarlo. Quello appunto di preparazione.
Il Burela, in Spagna, è un esempio di capacità narrativa sportiva, da seguire. Non il migliore possibile, sicuramente il migliore sulla piazza.
Nel cammino di preparazione, è stato percorso un tracciato virtuoso di iniziative. All’avanguardia e non solo nel povero panorama europeo del futsal femminile. Pioniere della lotta per i diritti televisivi, i primi a comprende che era necessaria dotare la squadra di un gruppo capace di creare contenuti.
Tutto questo senza le risorse di un grande club di calcio, senza la struttura organizzativa e comunicativa che oggi è parte integrante di qualsiasi società di calcio di respiro internazionale. L’approccio del Burela è più simile a quello di una squadra di esports che a quella di una di calcio. Funziona, dannatamente bene.
Una squadra è anche questo. Genera contenuti, che non sono limitati all’evento partita. Le guerriere arancioni, nonostante il momentaneo secondo posto della Liga, restano all’apice della capacità di coinvolgere il proprio pubblico.
In sinergia perfetta con il territorio. Non una “marchetta” spudorata allo sponsor di turno.
Il Burela ha creato una narrativa, ha scelto alcuni volti per rappresentarla. Peque è il più riconoscibile da un pubblico ad esempio italiano. Ha coinvolto la sua componente sportiva, direttamente. Valorizzando le risorse umane già presenti nella società e investendo su nuove figure.
Sono stati i primi a promuoversi su Twitch. Per questa manifestazione non hanno esitato ad affidarsi per la promozione a Miguel Martí. Streamer da 173 mila follower su Twitch, campionde mondiale di Pokemon nel 2017. Il suo profilo instagram in questo momento sfiora i 25 mila follower. Belle donne, gatto e una scelta ricercata delle foto pubblicate. Un vero creatore di contenuti.
“Che c’entrano i pokemon con il futsal”. Tutto.
Gli operatori del futsal soffrono di un distacco dalla realtà comunicativa che li circonda. Fondata su una cultura visiva del tutto estranea alla particolare realtà italiana.
Quella affermazione, rappresenta il punto nodale di un problema reale, d’una incapacità cognitiva. È una manifestazione d’ignoranza. L’incapacità di riconoscere una realtà che non si comprende, restando aggrappati ad un passato più semplice e quindi facilmente comprensibile. Gente da tubo catodico.
Il Burela racconta alcune delle sue protagoniste, perché sono più riconoscibili. Attraverso le loro storie, raccontano quelle della squadra che inevitabilmente sono quelle del territorio. Il messaggio è chiaro: “noi siamo voi, quello che facciamo è per voi, venite a gioire con noi. Siamo le guerriere, combattiamo come voi lo fate in mare”.
La “call to action”, in questo caso è emotiva. Si chiede allo spettatore una risposta empatica. Lo si invita ad essere partecipe di un sentimento. Sarà poi quello stesso sentimento a portarlo al palazzetto.
Badate bene, ieri, quello della “championz” era desolatamente vuoto, il percorso è tortuoso, lungo. Loro almeno sono in viaggio.
Da questa parte del Mediterraneo il messaggio, qual è?
Un confuso: “siamo tutti bellissimi, bravissimi. Veniteci a vedere.” Anche se lo spettacolo è una imbarcata imbarazzate?
Anche se i tecnici vengono esonerati e nessuno si chiede nemmeno, “perché?” Una narrativa confusa che porta sotto allo stesso riflettore il terzo magazzinieri quanto il campione con due titoli mondiali alle spalle. Le stesse frasi ripetute, uguali a se stesse.
Oggi gioca il Pescara. Sempre in diretta su YouTube. Il colosso di Google in questi ultimi due anni ha investito grandi somme per colmare il gap con Twitch e Amazon. Una sfida avvincente, come quella tra Pescara e Benfica, ma nel prossimo turno. Questo dovrebbe essere un incontro abbordabile per le abruzzesi, dovrebbe.