Il futsal femminile, dopo essere stato relegato alla differita del lunedì nella pur scarna programmazione di Sky Sport, viene promossa alla Domenica, in diretta alle 11.00. Una vittoria per l’estetica del movimento. Mi piace pensare che se quel tacco di Janice, invece che impattare il palo, fosse finito in rete, il movimento avrebbe guadagnato uno slot di programmazione ancora più prestigioso.
Partite della Serie A femminile destinate all’orario di fine messa della domenica e prima di comprare la pasta all’uovo. Da consumarsi probabilmente mentre il sugo bolle ancora in pentola.
Donne promosse nello slot più prossimo alle tre partite di Serie A (calcio a 11) che il colosso italiano di Rupert Murdoch può trasmettere. In contemporanea con DAZN.
Granzette – Athena Sassari a fare da probabile rimorchio a Udinese – Genova. La partita di mezzodì, in onda su Sky e su DAZN. Il successivo cinque dicembre, Statte – Kick Off anticipa Bologna – Fiorentina e infine Verona – Padova è il preambolo a Torino – Bologna.
Tre anni fa, prima della pandemia, quando il braccio sportivo di Sky, deteneva in esclusiva i diritti per la Serie A di Calcio a 11, questo sarebbe stato un enorme riconoscimento per la qualità del prodotto mostrato sul campo. Una pandemia dopo, e senza nemmeno gli highlights della Serie A per Sky Sport, è più una vittoria di Pirro. Pur sempre una vittoria.
Nel 2004 in quella fascia d’orario sul canale in chiaro generalista Italia Uno, esordiva il primo reality show sul calcio. Campioni “il sogno”. Destinato ad un successo tale da guadagnarsi slot più nobili di programmazione. L’idea nasceva da un programma di HBO “Hard Knocks” che nel 2001 seguiva le squadre di NFL durante la fase di preparazione alla stagione agonistica.
Il programma di HBO è tutt’ora un enorme successo, il programma sportivo più seguito in quel momento della stagione di football americano.
All or Nothing, di Amazon è una sorta di off – spin di quell’idea originale, semplicemente applicata al calcio. Esiste qualcosa anche sull’assurda stagione di un Bari praticamente fallito che sfiora la promozione. Una serie sul Leeds di Radrizzani e Bielsa. Non potete non aver visto Sunderland ’till I die.
Esistiamo in un momento di rivoluzione nel consumo del prodotto audiovisivo. Questo termine sta diventando addirittura desueto. Il prodotto partita di calcio è definitivamente transitato su piattaforme che ne permettono il consumo a prescindere dal mezzo televisivo. Basta uno schermo, una app e l’utente può godere dello spettacolo che ha acquistato, ovunque.
Il calciofilo ha installato l’app di DAZN sul proprio televisore, l’ha sullo smartphone. Probabilmente non ha disdetto l’abbonamento a sky sport perché l’opzione calcio, in considerazione dell’offerta, ora ha un costo ridicolo. La Champions League si consuma attraverso l’app Prime Video di Amazon. Arriva preinstallata nelle marche di televisori più commerciali. Forse si è abbonato a Now, ha Tim Vision.
Il mezzo televisivo tradizionale, quello a cui sono ancora ancorati i boomer, non permette alcuna capacità di scoprire il prodotto. A meno che non venga promosso direttamente in video, con pubblicità, sottopancia durante i notiziari. L’utente medio quando fa zapping non cambia mai veramente canale. Si limita a sfogliare la timeline dei canali. Alcuni ignorano addirittura l’esistenza della Guida TV digitale.
Quando consumate un prodotto in diretta attraverso lo schermo del vostro dispositivo mobile, difficilmente poi andrete alla ricerca di altro. Perché l’interfaccia che vi viene offerta, non è disegnata a quello scopo. È pensata per tenervi incollati lì, il più a lungo possibile.
Gli unici ignari di questo fenomeno, sono quelli che considerano i 6.7 pollici dello schermo che hanno in tasca, un telefono. Sono quelli che non si rendono conto che ieri sera, durante Chelsea – Juventus di Champions League, oltre quindicimila persone guardavano la Ferragni e Fedez. Inquadrati da una sola telecamera, tre punti di luce, stanza di casa loro. A parlare del nuovo album del rapper meneghino. Costo di produzione irrisorio se lo paragonate a quelli per acquisire e produrre la Champions League.
L’iperconnettività possibile tra utenti, ha fatto nascere un nuovo meta, una parola inglese che indica una nuova corrente trasversale di comportamento. Alcuni tifosi, spesso sui canali ufficiali di squadre come Milan, Verona, Juventus, si ritrovano per commentare in tempo reale la partita. Un divano, una telecamera, luci e microfoni.
Tutto rigorosamente online, su piattaforme capaci di intercettare anche un pubblico occasionale. Vi ho già raccontato del successo di Bobo TV. Pronto ora a transitare dalle stanze delle case di Adani, Ventola e Vieri ad uno spazio fisico ricavato all’interno della nuova sede della squadra di esport di Corradi e Vieri. Gli ex giocatori, nuovi imprenditori dell’intrattenimento sportivo.
Solo tre anni fa, la lega al mondo che in assoluto difende con più pervicacia i diritti delle proprie immagini, la NFL, manteneva nel suo contenitore proprietario, le immagini delle partite. Ora distribuisce una partita gratuitamente, quella del giovedì su Amazon. Distribuisce le altre su tutti i maggiori network via cavo.
Da quest’anno, incredibilmente. Al termine della partita in diretta, sono già disponibili sul loro canale YouTube, highlights di almeno sedici minuti, dell’incontro. Si sono arresi all’impossibilità di distribuire il loro prodotto al solo pubblico dei boomer. Nel tentativo d’intercettare una fascia d’età che possa essere il loro futuro, si sono posizionati con più forza, dove c’è quel pubblico.
Noi, siamo fermi a Sky Sport. Al copia e incolla dei comunicati. A quelli che vincono anche quando perdono, che non conta i gol che subiscono ma quelli che fanno, anche se sono solo quattro. Chiusi in una bolla senza contraddittorio, senza una verifica delle informazioni nemmeno così, per curiosità. Abbiamo scelto un bellissimo cartonato, invece del pubblico.
Siamo quelli, dei presidenti allenatori, degli allenatori ma solo perché hanno il documento giusto, dei figli dei presidenti in campo, dei presidenti giocatori. Siamo quelli dei ricorsi al giudice sportivo.
Però volete essere presi sul serio. Me lo ricordo Costantino Rozzi smistare palla a centrocampo nell’Ascoli e Romeo Anconetani allenare il Pisa. Forse quest’ultima è successa, quasi.