Caffè Corretto – Silenzio Stampa

Sullo schermo scorre pigro un Pesaro – Olimpus. Finisce con un sonoro cinque a uno per i marchigiani. Cerco a fatica di capire se questa sarà la solita stagione alla quale partecipano tutti ma alla fine vince lo stesso gruppo di giocatori guidati da Fulvio Colini.

Mentre ascolto la telecronaca, riaffiora infido il “cioccolatino”. Si sta diffondendo come una piaga questo modo di raccontare gli assist. Parzialmente preso in prestito dal calcistico “scartare un cioccolatino”, come Antonio mi ha fatto notare. Lui però non apprezza nemmeno i “frangiflutti”, che almeno evocano una immagine precisa, anche se sono una mina per la dizione.

I cioccolatini da scartare, sono una sorpresa. Il cioccolatino non si accetta dagli sconosciuti, ti resta appiccicato alle dita e in generale si mangia. Siamo sicuri si possa abbinare ad un assist. Ti mangi l’occasione da gol? Sciabolata aveva qualcosa d’evocativo, questa sventura diabetica è più qualcosa da cooking show.

Il Petrarca continua a macinare vittorie, ora sono nove, tutte in fila e 27 punti in totale. La Serie A maschile, alterna risultati a sorpresa, identità da cercare, altre da ritrovare. Resta intatto l’assunto che in un campionato che si decide ai playoff, la stagione regolare non è che un lungo preambolo alle partite che contano davvero.

Dal vivo al Pala Rigopiano, per una partita che dura esattamente 48 secondi. Tanto il tempo che impiega Debora Vanin a scaricare due tiri da distanza siderale, nella porta del Pescara. Venti minuti dopo i gol incassati dal Pescara femminile sono 5. In un tentativo di stimato cerchiobottismo potrei scrivere, una grande prova del Francavilla e un Pescara che si sveglia tardi per commentare il 6 a 4 finale.

Non racconterei però quello che è accaduto in campo, quello che s’è visto nella diretta video in streaming. Non renderei giustizia ad un Edgar Schurtz che avevo già ascoltato durante un time out contro il Sassari. Allora una delle sue indicazioni fu: “Suolata e spacca la porta”. La trovai di un pragmatismo essenziale che nel futsal femminile mi sorprende sempre.  Oggi con la sua squadra avanti di quattro reti: “Non rischiamo niente, se la palla la perdi li”, indicando l’angolo lontano dalla porta della sua squadra, “non me ne frega niente”. Semplice, nodale. Ma non ha usato la parola niente.

Tamburi e non bonghi, quelli sono spalti di una partita. Non di un concerto di qualche “musicista indie” del quale Marco conosce l’esistenza solo allo scopo di intavolare una conversazione con qualcuno dell’altro sesso. A proposito Marco, approvo il tentativo potenziale, con la riccia. Potrebbe garantirti, giovanissimo un posto in un pantheon al quale non pensavi di poter appartenere. Un anziano sventola la sciarpa giallorossa del Francavilla, sempre meglio di quella nero verde del Chieti.

L’unico altro silenzio stampa che ricordo nel femminile, credo di poterlo attribuire alla Ternana. Dopo una imbarcata esterna al Pala Roma. Le biancoazzurre, scelgono il silenzio, parla solo il loro tecnico Morgado. Ricorda giustamente che “i conti si fanno alla fine”. Quelli però parziali, raccontano di una squadra che ha subito 8 gol in due partite da quando è assente anche Sestari. Nessuna compagine costruita per schierare Borges, Manieri e Sestari, può pensare che vincere sia facile concedendo questo vantaggio agli avversari.

Gli allenatori però sono lì per trovare soluzioni tecniche e tattiche ai problemi di campo. Così almeno asserisce Gian Paolo Montali. Momento non facile, perché se soffri su un campo sul quale la Lazio ne fa cinque, forse c’è un problema. Forse.

In diretta Sky in una arena vuota. Il Falconara fa il suo dovere che è quello di battere il Bisceglie. Mentre le scaligere, sopraffatte dal Bitonto, restano ferme in classifica a 3 punti, quelli ottenuti battendo il Sassari. Sarde che perdono una delle finali salvezza. La prima delle due consecutive per la Kick Off. In campo con le lombarde, finalmente Bortolini. Il suo tiro da fuori è una colpo secco, in una arsenale, quello delle sandonatesi, che fino ad ora s’è affidato solo allo spunto di Vanelli. Prossima finale contro il Padova tra sette giorni.

Padova che non ha trovato ancora la strada giusta. Sempre che ne esista una. Ultimo posto in classifica, zero punti, ventinove reti subite. Strapazzato in casa. Le romane opposte alla patavine, danno seguito alla vittoria contro il Falconara. La classifica inizia a prendere la forma che in molti pronosticavano alla vigilia.

Il Granzette di Marzuoli, merita una menzione a parte. Innesti mirati, di veterane, e l’Osvaldo Bagnoli del calcio a cinque mette in fila 4 vittorie e una sola sconfitta. Questo è un gruppo che qualche mese or sono si salvava per una questione di reti in un playout combattutissimo. La panchina del Granzette, se gratti la vernice sotto è d’argento.
 

Mentre ci dirigiamo verso casa propongo a Marco: “Aperitivo?” Lui mi risponde laconico: “Non lo meritiamo”. In una sorta di meravigliosa risposta, senza pensare chiedo: “S’annamo a pijà ‘n gelato?”. Perché noi, lo facevamo anche prima.

La conversazione poi s’aggroviglia intorno a Zerocalcare, a quelli che saltano sui vagoni anche se sono in corsa. Sul significato ecumenico dei fatti di vita. Sulle crisi di panico, sulle sorelle, gli orologi per misurare il battito.
Il mondo si stringe in uno spazio più piccolo. Quello che parte da Palio e arriva alle sconosciute di San Lorenzo.

In quello spazio angusto però non scappa nessuno anche se le parole sono difficili da maneggiare. Per quanto tu possa stringerti in uno zona abbastanza piccola da non permettere a nessuno di trovarti, non avverrà. La vita busserà alla porta anche se pensi che non conosca il tuo indirizzo. Non rispondere, non la manderà via.

Così come sul campo. Così in quella via, nella città eterna. L’unico destino possibile è restare saldi nella tempesta e attendere che passi. Qualcuno ripeteva ad ogni solstizio d’inverno: “non farà mai più giorno, guarda è buissimo”. Forse è vero, forse no. Dipende da dove volgi lo sguardo.

Le vedo anche io le macerie. Nel mezzo delle quali siamo costretti a camminare quando c’avevano promesso un appartamento, nel piano più alto del grattacielo sociale. Perché tu non possa trovare naturale, questo mondo avresti dovuto avere un professore che ti costringesse come è accaduto a me a leggere Brecht.
“Che nulla valga come cosa immutabile”.

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