Il calcetto del giovedì e il calcio a 5 di serie c hanno in comune tanto.
Dovrebbero avere in comune di più.
Ricordate quel momento in cui qualcuno calcia maldestramente il pallone fuori dalla recinzione?.
Corpo completamente all’indietro, tanto da sembrare una marionetta rotta. Pallone colpito di collo, punta e stinco, contemporaneamente. Scatta a quel punto la regola: “chi la manda fuori, la va a raccogliere”. Spesso al buio, quel pallone ha la tendenza malefica a rotolare e nascondersi.
Gli allenamenti della serie c, non sono così lontani. Accade quindi che qualche pallone di troppo, svolazza incontrollato.
Finisce sui gradoni, quelli praticamente inaccessibili da due anni. In un misto di inutilizzo forzoso e inagibilità temporanea.
Ci sono due palloni, che non possono essere abbandonati li. Perché già sono pochi, i palloni e hanno un costo non trascurabile. “Vado io”. Ha sempre avuto l’animo agile Carla, ora ha anche una struttura fisica che assomiglia all’animo.
S’arrampica su quegli spalti e recupera i palloni.
Come accade però ai gatti, che per salire hanno una indiscussa agilità e abilità, il problema è la discesa.
Ecco che in soccorso di Carla arriva l’intera squadra, allenatore e collaboratori compresi. In questa era digitale però c’è sempre qualcuno che riprende. “Muovetevi che finisce la memoria”:
I materassi per la ginnastica, vengono assemblati in una sorta di pila con la funzione d’attutire l’atterraggio di Carla.
Se fossero tutti vestiti di rosso, con la scritta Vigili del Fuoco sulla schiena, la scena farebbe già ridere così. Invece no.
Un misto di indicazioni, suggerimenti, s’accavallano.
Per quanto possa essere agile la salita, la discesa è più simile all’effetto visivo provocato da un sacco di patate, lanciato da un balcone. I tuberi all’interno si mescolano generando una caduta verso il basso così scomposta da scomporsi in fotogrammi di uno sketch di humor inglese, però fatto male.
Storie di Serie C, di quelle così comuni a tutte voi, da essere però uniche nella sequenza d’eventi che vi accomunano.
Non capirò mai davvero perché lo fate. Credo non importi davvero questo, ma quel posto che m’avete lasciato da occupare quando voglio, lì con voi. Per questa stagione, come in un viaggio, nel quale si riparte dagli elementi essenziali per costruire qualcosa. Di nuovo, di vostro e di unico.