“Ho trovato le tue foto del BAC. Eri proprio un figurino”. La voce di mia madre che mi ricorda che adesso non lo sono e sottolinea che l’investimento per la mia esclusiva e costosissima istruzione si è vanificato. Sorrido quando penso a quelli che credono che in qualche modo mi scalfiscano le loro considerazioni, gli insulti. Sono stato cresciuto così. Con un più recente “guarda che panza che hai”, oppure un “non hai mica vinto il Pulitzer”.
Inizia così questo lungo weekend di partite.
Questa rubrica probabilmente è così. Come la voce del Generale, come quella del segretario nazionale. Vi racconta quello che già sapete ma non avete il coraggio di dire ad alta voce. Vi ricorda che quando siete a terra, anche quelli che dicevano di volervi bene, arrivano a tirarvi un calcio in faccia. Questo non è un asilo, per quello c’è già chi vi tratta così. Non ci sono lavagne sulle quali qualcuno con il gessetto trascrive solo i buoni. Non siamo a Fantasilandia.
Rifornimento. Maledetto metano russo, l’auto elettrica potrebbe essere davvero l’opzione che evita lo gironzolare alla ricerca del metano algerino e del suo distributore. Le nuvole sono basse e nascondono le colline, c’è la pioggia quella che sembra non cadere ma ti bagna. Il mio tempo, preferito, perché quello della gioventù.
Se dagli altoparlanti uscissero le note di Romeo and Juliet, dei Dire Straits e le sospensioni della macchina fossero percosse dal pavè, questo magone avrebbe senso. Una logica, una spiegazione. Invece così mi resta attaccato addosso. Dalla partenza, lungo i cavalcavia incustoditi.
Quelli che la disperazione di questi tempi senza futuro apparente, sono stati la risposta di troppi, a un futuro inghiottito dal passato. In direzione nord. Falconara – Verona all’orizzonte mentre il Granzette fatica all’Arena contro un Kick Off, troppo giovane per essere pronto, troppo pronto per essere giovane.
Lo schermo dello smartphone nasconde la palla, il gioco ma non le voci. C’è tanta emozione per ogni occasione sfiorata, potenziale o anche solo immaginata. All’improvviso un grido. In occasione del vantaggio del Granzette. Sorprende me il volume, come la giocata ha sorpreso lo schieramento difensivo, delle ragazze di San Donato Milanese.
Sugli spalti ancora, Bortolini. Alle sue lacrime ora associo, la scoperta di un genere musicale. Di una cantante della quale ignoravo l’esistenza. Grazie. Anche se per comprendere quello che era accaduto ho dovuto collegare l’uscita audio del pc ad un ingresso e attivare Google traduttore.
Arrivano le giocatrici al Pala Badiali, che prova a cambiarsi d’abito e indossare quello più adatto alle prime ballerine. Profuma di pulito, il palazzetto, prima dell’incontro. Le voci rimbombano, s’allungano e s’attorcigliano. Fifò e Janice sui gradoni sedute ad attendere il tempo che le aspetta più in là.
C’è una curva qui. Dietro la porta. Tamburi, fumogeni e allora quel giorno il futsal femminile sarà diventato grande, davvero. Come il basket a Salonicco o Belgrado. Come il cricket in India. Più d’un pugno d’aficionados e un gruppo di spettatori.
Lunghi tratti in cui è solo una metà campo quella occupata. Due gol su calcio da fermo. Identici. Una conclusione forte, dritta come un fuso. Quattro foto in totale, di cui una ad Angelica, ferma nella sua area. Sembra una ragazza che ha perso l’autobus per andare all’università, perché s’è svegliata tardi.
Il profumo di pulito, si mischia all’odore forte di sudore. La partita cambia nel punteggio ma non nell’intensità. La panchina delle scaligere mi ricorda quelle del softball, molto partecipe a quello che accade in campo. Mi sporgo per osservare l’altra panchina, lontana.
“Oggi schieri Hatteberg in prima non Pena”
“Non ho voglia di fare nove round su questo. Pena gioca in prima, fine della discussione.”
“Non puoi, non gioca più con noi”.
Questa è solo la finzione di Hollywood, ma Billy Beane a metà stagione fu costretto davvero a cedere alcuni giocatori per indurre il suo manager a schierare la squadra per come era stata costruita. Il libro è più bello del film, come sempre. Se siete dei lettori occasionali però, va bene anche la pellicola, c’è Brad Pitt se può essere un incentivo.
Si chiude una giornata la terza, che allunga la classifica. Cancella alcuni zero dalle caselle, ne mantiene altri. La lotta per non retrocedere sarà probabilmente quella più interessante. Si retrocede però davvero, dalla Serie A Femminile?
Dieci squadre, poi dodici. Sognando un formato come la parte maschile di questa disciplina, con sedici squadre ci sarebbe posto nella massima divisione per tutti. Anche i retrocessi.
Se c’è un Venezia che batte la Roma, ci può essere un Sassari che batte il Bisceglie. C’è però soprattutto un Pescara all’Arena che sbanca un CMB, una delle forze principali del campionato. Mi dicono che Villalva ha giocato una partita della quale sarebbe stato fiero anche Giustozzi. Ora devo recuperarla non appena la caricano su FutsalTV.
Qualcuno prova a descrivere il Petrarca come la squadra da battere, altri spostano un po’ così per fare una sorpresa a Colini, la Supercoppa. Il Pesaro resta la squadra da battere, ora è di ricorsa, ma capita.