L84 – Olimpus Roma
“Ma di dov’è l’84?”, rispondo: “Vicino Torino, è la squadra di Marchisio”. Ho ricevuto, in risposta a questa informazione, lo sguardo di chi si domanda come mai Marchisio si sia ridotto così. Sullo schermo compare il volto di Daniele D’Orto, allenatore dell’Olimpus Roma. Il Generale s’illumina: “mi sembra, una faccia conosciuta quella”. Colgo la palla al balzo e aggiungo: “Si, l’hai visto sulla panchina di una squadra femminile”.
Provo a tenerlo agganciato alla conversazione e all’interesse con qualche aneddoto su mister D’Orto, quelli non mancano mai. Il Generale, aveva appena ricevuto una dose di Feldi Eboli – Pescara e le sue uniche preoccupazioni erano state: “Cristo si è fermato ad Eboli” e poi un perplesso: “Ma devi andare là per il femminile?”.
Sfinito dal mio tentativo di interessarlo al futsal, che tra l’altro segue da vero occasionale, mi ha guardato in viso come se avesse gettato nel cesso la Ferrari che gli è costata la mia istruzione superiore. Ha espresso il suo pensiero con un laconico e definitivo: “C’è Berrettini a Indian Wells, perché dobbiamo guardare il futsal”.
Così, si esprime, il mio campione demografico. Non esattamente un valido campione. Questo scambio, dal quale sono uscito miseramente sconfitto, m’ha però condotto ad una riflessione più ampia e oggettiva. Ho quindi, cercato i dati d’ascolto medi, trovato termini di paragoni, rilevanti e assoluti. Ho formulato poi questa riflessione.
Un partita di futsal maschile, trasmessa sul social network Facebook, registrava una media di 300 spettatori per almeno tre secondi. Se la diretta di Pesaro – Napoli, su Sky Sport, avesse registrato 15000 spettatori avremmo un incremento di cinquanta volte. Non male.
A fronte di un investimento, sicuramente oneroso, si è registrato una sostanziale esposizione maggiore del prodotto. Quanti di questi occasionali, verranno convertiti in clienti, è una valutazione successiva. Prima il futsal era un negozietto con una vetrina sola, in una via secondaria. Ora è in una via più centrale, con diciamo almeno 3 vetrine.
Quanto è costato, per utente, questo incremento è possibile valutarlo, solo conoscendo esattamente le cifre dell’accordo tra le parti. Tutto il resto è chiacchiericcio e speculazione. Quanto è ampio il margine di crescita, quali sono gli obiettivi pratici dell’operazione? Tutte domande senza una vera risposta.
I potenziali spettatori/clienti del futsal non sono però diversi, altri da quelli che consumano il prodotto sport, navigano generalmente contenuti video. Sono sempre gli stessi, bisogna combattere per la loro attenzione. Mi sono chiesto ancora, come si comportano i prodotti concorrenti sul mercato.
Un numero ha un valore assoluto e uno relativo. Assoluto perché indica in questo caso una quantità, relativo perché deve essere comparato al mercato nel quale si muove. Mercato stratificato, costituito da realtà attigue ma anche in concorrenza. Ricordo ancora, il futsal lotta per il tempo totale, di visione, dello spettatore medio.
Per una prima comparazione ho scelto il beach soccer, Lega Dilettanti, stessa piattaforma. Scelgo il momento clou della stagione agonistica, la Poule Scudetto. Selezioni i giorni per avere i dati puntuali. Nulla, non trovo nessun riferimento nel riassunto. In quei giorni il beach soccer si scontrava con gli impegni degli Azzurri e quelli della nazionale maschile di pallavolo. La sconfitta netta è comprensibile, cosi come l’irrilevanza Auditel.
Ho cercato poi, di prendere in esame un prodotto sportivo che ha compiuto il percorso inverso a quello del futsal. Il calcio a 11 femminile di Serie A, si è spostato dal Sky a La7 di Cairo. Scegliendo un approccio diverso, una emittente che si rivolge ad un preciso gruppo demografico.
Milan – Sassuolo 110.000 spettatori (0.9 di share)
Juventus – Napoli 158.000 spettatori (1.2 di share)
Fascia oraria discutibile, prodotto non proprio di altissimo livello. In diretta anche sul portale di La7.
Quel quindicimila diventa un numero importantissimo. Misura la rilevanza del prodotto. Riporta la percezione ad una unità di misura, reale. Impegnati in molti nel futsal, a parlare a loro stessi, agli addetti ai lavori, ai giocatori e alle società. Dimenticano spesso di misurare quanto importi davvero al mondo al quale diciamo di rivolgerci, questo futsal.
Così nascono slogan come: “Futsal Sport Olimpico”, “La Uefa Champions Femminile”. Una narrativa amicale, di convenienza, decisamente ruffiana. Ignora completamente la realtà. Chiusa in una relazione d’amicizie che confondiamo tutti, per informazione o divulgazione. M’ha colpito un post di un liceo, del nord Italia, che m’è capitato sulla timeline di un social. Recitava testualmente “Non sono solo gli studenti del Liceo ******* ad ottenere successi: anche gli insegnanti si danno da fare. Come la professoressa ****** …. e che nel tempo libero gioca nella serie A di calcio a 5 femminile.”
Nel tempo libero.
Non è importante come ci vediamo noi, come questa disciplina vede se stessa, come si parla addosso. Importa la sua capacità di penetrare all’esterno. Di proiettare una immagine diversa. Quella capace di rinnovarsi nel linguaggio, lontana dagli ottovolanti e dai passi falsi. Non è il “best sports on earth”, ma una disciplina sportiva che deve guardarsi onestamente allo specchio e fare qualcosa per essere meglio di così. Perché “così”, non basta. “Così” è qualcosa che fai nel tempo libero, un passatempo insomma.
Serie C. Calcio.
Triestina – Piacenza 46.000 spettatori (Rai Sport)
Juve Stabia – Palermo 116.00 spettatori (Rai Sport)
Un canale Rai Sport, che giova ricordarlo è a rischio chiusura ad ogni stesura del documento di programmazione finanziaria. Numeri rilevati dall’Auditel, non li ho trovati in un sacchetto di patatine già aperto, in un pub a tarda notte. Non me li ha nemmeno suggeriti qualcuno, li ho cercati, chiesti.
Una partita di futsal vale in questo momento quindicimila spettatori, paganti. In un mondo più ampio, quello dell’intrattenimento sono un buon numero di partenza. Amouranth, su Twitch con il doppio di quegli spettatori, contemporanei, in onda giornalmente ha guadagnato tra Agosto 2019 e Ottobre 2021, circa due milioni di dollari.
Sostanzialmente facendo il bagno in una piscinetta di gomma, scrivendosi addosso il nome degli abbonati. Ballando a Just Dance in abito succinto e leccando i microfoni. Letteralmente, leccando i microfoni. È una industria milionaria, da sola, investendo una cifra ridicola a fronte del guadagno effettivo.
Che c’entra con il futsal. Tutto. Perché entrambi sono in concorrenza per l’attenzione di un numero finito di spettatori. Per un numero delimitato di ore al giorno. Entrambi puntano a guadagnare, anche se talvolta il dubbio sorge pensando agli investimenti dei presidenti del futsal.
Quindicimila è un buon punto di partenza. Da qualche parte si deve pur iniziare. Si può partire dai canali tradizionali? Anche. LaLIga non la pensa così. La Champions è su Amazon Prime. Ho il timore che se fosse vivo Carosio e fosse in produzione il tubo catodico, qualcuno nella stanza dei bottoni del futsal italico, li sceglierebbe per promuovere la disciplina.
Mentre BoboTV sorpassa in ascolti, format tradizionali, ci sono decine di migliaia di ragazzi in Italia che invece di guardare il futsal, guardano un ragazzo decisamente sovrappeso, consumare 100 euro di asporto dal ristorante cinese mentre guida un camion digitale in una autostrada di pixel. Il futsal al momento perde da un format così, non dovrei essere il solo a chiedermi, perché.