La prima è dei bimbi

Due monitor, perché a distanza di mezz’ora dal fischio iniziale della Serie A femminile, c’è quella maschile. Futsaltv.it. Finalmente niente chat sulla diretta, certo toglie una vaga ilarità all’evento ma gli ospiti della chat di Linea Laterale, si possono rifugiare lì per guardare insieme la partita.

Il diesse ionico impalla l’inquadratura. Suggerisce, una sorta di voce fuori campo. Fornisce informazioni precise, un Don Balon. Un rammentatore d’eventi. Il Real Statte scende in campo con una nuova maglia, bella. Ricorda il Milan degli anni settanta o la Lucchese di Orrico.

C’è chi grida dalla panchina, chi offre indicazioni, chi entrambe le cose. Bentornato campionato. Alessia Grieco segna la prima rete in assoluto di questa stagione del futsal italiano. Mancano ancora tre minuti al fischio d’inizio di Sandro Abate – Olimpus nel maschile.

Valentina Margarito da Patù, difende i pali della squadra di casa. Una sorta di monolito sul quale costruire le speranze di una stagione. Lei è sempre lì. Entra in campo anche il dottore dello Statte. “Senza la tuta del RIS, non è più lo stesso”.

Due partite, due schermi, zero lag. Abbandonare progressivamente facebook, al suo destino di social per vecchie comari e lavoranti di copisteria, era ora. Restano le attese, gli arrivi e le modelle di Botero. Scorre un primo tempo “lunghissimo”.

Sandro Abate – Olimpus
Bentornato Mister D’Orto. Ho sentito personalmente la sua mancanza. Quella di chi non deve dimostrare niente, cosciente d’un percorso e sempre con la battuta pronta. Mai banale. Gli attori più importanti devono esibirsi sul palcoscenico centrale.

Microfonare le panchine, come gli sport americani insegnano, come gli stadi vuoti in pandemia, lo spettacolo è anche e forse talvolta, soprattutto li. Dagli spalti arrivano i cori, quelli veri che non saranno politicamente corretti ma sono quelli di sempre. Una normalità che prova ad essere scandita anche dai tamburi.

Il futsal maschile è più battaglia, quello femminile più una danza. Sandro Abate e Olimpus costruiscono una trama di strappi violenti in velocità, di contrasti duri, di corpo a corpo vigorosi. I gesti tecnici hanno una componente nervosa che rende la battaglia sportiva estremamente intensa.
La squadra campana mette il muso avanti mentre riparte la partita del femminile.

Grieco realizza la sua prima doppietta della stagione, le biancocelesti sono avanti e non si voltano più dopo lo scatto. Il parquet si sporca di sangue, quello dal naso di Valeria. Sullo sfondo le camicie di color cammello assetato fanno da contraltare. Arriva il terzo gol di Cecilia Barca e la partite si chiude li.

C’è Gallo e Roaster, che vuol dire gallo ma in inglese. Cecilia mette dentro il quarto gol, due doppiette per la Lazio. I gol, sono frutto sempre di errori, degli avversari. Se nessuno commettesse errori, le partite finirebbero tutte zero a zero. Queste cose solo nel mondo deamicisiano dell’irrealtà possono essere raccontate.

Arriva il gol di Matilde Russo, quindi c’è sempre qualcuno che sbaglia. Oppure quando segna qualcuno sono errori, quando segnano altri è bravura? Sono confuso. Marcon in gol ed è cinque a due. Mansueto di rigore, Renata mette la sua firma. Tutto buono almeno per la classifica marcatori.

Non resta che il finale del match di Avellino.
Campani avanti di due. Il portiere di movimento dell’Olimpus riporta in parità i capitolini. In campo la battaglia è fisica, gli scontro duri. Rimbomba la tifoseria. La tifoseria. Ancora i tamburi, i cori, la gente che trascina i giocatori di casa.

Sembra finita in parità quando la palla colpita di testa da Dalcin, scavalca pigra il portiere in una parabola che sembra interminabile. Il suono della sirena. Il palazzetto impazzisce, da entrambe le parti. Buona la prima.

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