Caffè Corretto – La Serie A Femminile

Inizia, l’undicesimo anno di Serie A. Al netto di quelli che dovrebbero almeno comprarsi un pallottoliere per fare di conto. Confondono anche, una amichevole con il campionato di massima divisione. Tolti gli inchini retribuiti, le parole piegate per non scontentare nessuno, resta l’unica notizia. Finalmente parte il campionato di serie a femminile e maschile.

Tra le donne, dodici squadre al via. Otto di queste finiranno ai Play Off. Il 75 per cento. Basta non essere, quindi, tra le quattro peggiori squadre. Due posti in fondo alla classifica, sono probabilmente già occupati, ne restano altri due. Innocui, perché a fine stagione, tra fallimenti in A2 e A, mancate promozioni, potrebbe non retrocedere nessuno.

Vince solo una squadra, lo scudetto. In stagione ci sono due titoli e senza tema di smentita, ci sono due vere candidate alla vittoria finale. Le restanti sei squadre, al netto degli articoli confezionati su commissione, nei quali incenseranno le vostre vittorie di Pirro, non avranno vinto nulla. Zero.

Il primo titolo stagionale, è la Supercoppa. La giocano Pescara e Falconara. È una competizione che riguarda la passata stagione. La prima coppa di plastica, simil metallo, esclude le altre dieci squadre di Serie A. Pensate, il primo obiettivo stagionale non riguarda il 90 per cento delle squadre di A.

Scorro l’elenco delle squadre di serie a femminile. Com’è che siete tutte così belle, forti, agguerrite, terribili, fantastiche, aggiungete voi aggettivi a caso, e le partite di campionato non sono una incredibile e noiosissima sfilza di pareggi?
Non è che forse, questa narrativa che contribuite a farvi raccontare, non corrisponde alla realtà?

Quando i vostri tifosi, per quelli che hanno la fortuna di averne un numero che supera la decina, inizieranno ad assistere alle sconfitte, cosa racconterete esattamente? Parlerete di sfortuna, di una vittoria morale, di un momento di crescita?
Le società continuano a “parlare” ad altre società per poi chiedersi, sorprese, come mai non hanno una tifoseria. Come mai non importa a nessuno del loro sport.

Davvero pensate che a qualcuno interessi seguire uno sport, dove sono tutti bellissimi e temibilissimi e “para tutto”?
Immaginate che la Juventus di Allegri, dopo il pareggio a Udine, la sconfitta di Empoli e Napoli, il pareggio con il Milan, ricevere una stampa di questo tipo: “Pareggio sfortunato, Assenze Decisive, Sconfitta sul filo di Lana e Grande Pareggio con il Diavolo”.

Non lo seguirebbe nessuno il calcio. Perché è chiaro a chiunque abbia guardato la partita, che non è andata così come raccontano. Senza la critica, non si cresce e non si genera interesse. Il tifoso, l’appassionato non ama essere preso in giro, alcune volte lascia che accada, ma è una “bestia” difficile da ingannare.

Se pensate davvero che “l’arte del ciclostile” sia anche “l’arte di vincere”, non meravigliatevi dell’isolamento. Nessuno s’interessa a qualcosa se non può trovare un riflesso emozionale in quello che guarda. S’osserva una modella ad una sfilata per ammirarne i lineamenti, la fisicità, in una parte del cuore però speriamo che inciampi e cada. Una figura “di merda” che la renda simile a noi.

Saper narrare la sconfitta, la crescita, la lotta. Questi sono gli elementi che rendono interessante una storia. Si, soprattutto una storia di sport. Invece in molti, vanno dal parrucchiere che pagano. Ovviamente lui o lei, vi dice “ma che bei capelli che avete”. Lo pagate, v’aspettate vi dica: “rasiamo a zero e ripartiamo che avete dei capelli orrendi”?

Ci sarà una sola regina del gran ballo, una vera aspirante, tante ballerine di fila e qualcuno che inciampa nei suoi piedi. Così come nella vita, così come nello sport.

Exit mobile version