Il mio feed di Netflix è la prova che il loro algoritmo funziona.
Mi vengono presentate, serie tv coreane, giapponesi e cinesi. Una valanga di anime, titolo sci-fi e docu film sportivi.
Probabilmente solo HBO è in grado di offrire qualcosa di competitivo a livello di numero di titolo a carattere sportivo. ESPN ha solo 30 for 30, dei corti a tema sportivo bellissimi. Tutto il resto è un deserto vetrificato che attraversa anche Amazon Prime. Con l’unica eccezione del documentario sulla stagione del Bari.
Ma sto divagando. Titletown High.
Valdosta, Georgia. Football di High School. Friday Night. All’appassionato medio di football americano non serve altro. Queste poche indicazioni racchiudono un universo di emozioni, storie e ricordi. L’appassionato di futsal invece perché dovrebbe guardarlo?
Per scoprire che il suo non è “the best sport on earth”. Non solo. L’intreccio delle storie, la costruzione della narrazione, le scelte di ripresa, costituiscono ormai una struttura standard che funziona. È così che si racconta lo sport, quello giovanile, poco conosciuto al di fuori di un ristretto ambiente. Le caratteristiche del futsal, insomma.
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Ci sono gli elementi base di qualsiasi racconto. Una piccola comunità, intrisa di tradizione sportiva. Ragazzi e ragazze giovani che attraversano un momento della loro vita particolarmente convulso. Il dramma dello sport competitivo. Le sue controversie. Personalità forti, scontri in campo e fuori. Suddivisa nei suoi elementi fondanti questa storia non è diversa da altre.
La rende speciale però, la sua capacità di essere unica e comunicare un sentimento comune allo spettatore che ha vissuto una esperienza simile. Non importa che si tratti di Lacrosse o Futsal. Gli spogliatoi sono tutti uguali, gli allenatori simili e i giocatori spesso identici.
In una città che conta oltre 70 titoli di football americano di High School (scuole superiori), questo sport è una questione dannatamente importante, Prima partita della Valdosta HS è datata 1913. Ancora convinti di giocare lo “sport più bello del mondo”? Lo sono tutti, lo diventano più di altri se vengono raccontati con una epica. Questo è Titletown. Più di Friday Night Lights, perché uno show così non lo puoi scrivere e poi girare. Lo devi vivere e adattarlo a quello che accade sul campo. V’assicuro che il “dramah” in questa serie abbonda.
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L’ho vista in una sola nottata, ok tecnicamente quando ho finito era l’alba. M’ha tenuto incollato allo schermo. Non volevo vederla prendendomi delle pause per non avere la tentazione di frugare su google alla ricerca di informazioni. Accade spesso di voler sapere dov’è qual giocatore ora? Che è successo dopo? Quando le luci delle telecamere si sono spente?
Se vi chiedete come andrebbe raccontato lo sport, qualsiasi sport. Titletown è il posto giusto dal quale iniziare. Perché il covid ha modificato anche la narrazione sportiva, aggiungendo se possibile un ulteriore livello di drammaticità. Quando lo guardate, ricordate anche di cosa vi viene propinato come spettatori quando guardate il vostro amato sport.
Sicuri che si faccia il miglior lavoro possibile’