Greta è il vero colpo

Nel marasma di annunci di “futsal mercato”, sommersi dal rinnovo del terzo massaggiatore e del quindicesimo portiere, potrebbe esservi sfuggito questo nome.
Greta Ghilardi.
Vestirà nella prossima stagione la maglia della Kick Off Milano. Arriva da Bergamo, dopo una manciata di incontri disputati con la squadra di futsal della sua città. All’esordio nel campionato destinato agli under diciannove.
Cos’ha di speciale questo arrivo tra le fila delle bianconere e verde fluo. Molto.

Greta era destinata a giocare nel Brescia, calcio a undici. Compiendo il percorso inverso rispetto a quello che in tanti auspicano. Lo stesso che la governance della Divisione Calcio a 5 promuove. Un talento destinato a calcare un palcoscenico, probabilmente più prestigioso e con più tradizione. Il Brescia è stata una delle squadre che ha dominato la scena del calcio femminile fino a qualche anno fa. I pilastri della attuale Juventus femminile sono ex rondinelle.

Quando ho avuto occasione di scambiare due chiacchiere con lei, sugli spalti del Pala Roma, nel corso delle Finali Scudetto Under 19, ho esordito con un laconico e carico di rammarico: “non giocherai a calcio a 5 la prossima stagione, vero?”. Marco Calegari, dirigente sportivo bergamasco, con lunga militanza nel calcio a 5, quando l’avevo interrogato circa il nome della “ragazza spilungona con le treccine”, aveva subito precisato: “gioca a Brescia la prossima stagione”.

Greta è il prototipo del giocatore moderno. Fisicamente possente, alta ma non a scapito della sua velocità, capace di usare entrambi i piedi e non per uscire dalla doccia o per scendere dal bus. L’ho vista giocare dal vivo, più volte di quello che vorrei ricordare, perché il campionato di under 19 non è  sempre uno spettacolo sportivo da ammirare.
In occasione della finale di Coppa Italia di categoria, m’ha colpito qualcosa in lei che esula dal mero aspetto tecnico e tattico.

Nonostante la sua squadra stesse subendo una pesante sconfitta, Greta ha continuato a giocare la palla. A provare soluzioni a “macinare chilometri e superare ostacoli”, come recita un famoso coro da curva. Certo non era sola, compagna di questa battaglia contro la tempesta sportiva che s’abbatteva era Susanna Ciocca. Segnatevi questo nome, anche se nella stagione imminente, lei torna a giocare con il pallone che rimbalza normalmente.
Restare saldi sul ponte di una nave mentre questa affonda, rinunciare all’idea di arrendersi e anche ricacciare le lacrime in gola, non è qualcosa di comune.

Un giorno Greta potrebbe decidere di rinunciare al suo talento, attratta dall’amore anche per gli opossum, da una carriera professionale o da un sogno più bello di quello d’inseguire un pallone e scaraventarlo in rete. Questa giovanissima donna ora possiede qualcosa che non si può allenare, qualcosa difficile da insegnare. Non mi riferisco solo allo strapotere fisico, che rappresenta il futuro di questa e delle prossime generazioni d’atleti.

Greta possiede, una attitudine mentale, una sua etica sportiva tutta da scoprire, caratteristiche che potrebbero permetterle già di competere ad un livello superiore. Le fondamenta sono salde come il suo approccio psicologico all’evento sportivo, la capacità di navigare il momento negativo senza lasciarsi trascinare via.

Ti guarda negli occhi quando ti parla, certo prova a rispondere come dovrebbe secondo lei fare una “brava giocatrice” ma è sufficiente uscire dal solco dei luoghi comuni per scoprire che c’è di più e forse c’è anche un futuro. Nessuno può predire il futuro di una giocatrice, perché è la donna tutt’intorno a fare la differenza. Un giorno sarà un famoso ingegnere, un docente universitario oppure segnerà caterve di gol in una UEFA Futsal Champions League.

Nel mentre, m’accomodo sulla linea laterale, in attesa di vederla ancora giocare e scoprire se c’è una nuova storia da raccontare.


 

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