Pamela Presto. Allenatore in A2, era ora.

Sarà per quella sua schiettezza. Sarà perché mi sono sempre trovato a mio agio a parlare con lei di vita e di futsal, ma  non vedevo l’ora di poter seguire una sua stagione in panchina, una vera. Dovrò accontentarmi di seguirla in A2. Già sento il suono della sua voce che mi ricorda: “da qualche parte bisogna pure iniziare”.

La carriera sportiva di Pamela Presto, inizia da molto lontano. Da quando il futsal femminile italiano era più un calcetto tra amiche che una vera competizione di carattere nazionale. Ha attraversato l’intera parabola di questa disciplina riuscendo sempre a restare rilevante.

Come? Facendosi il migliore regalo che ogni atleta agonista può farsi: la franchezza. È stata onesta con se stessa, con le sue capacità atletiche e quelle tecniche. Riuscendo così ad usarle per vincere tantissimo a dispetto di una corsa dinoccolata e di due piedi non proprio vellutati.



Pamela ha il rispetto di giocatrici di altissimo livello che ancora la chiamano: “capo”, a distanza di tante stagioni dalla militanza comune. Guardare una partita in sua compagnia è un viaggio dentro a quello che era questo sport, quello che è e forse quello che potrebbe essere.

L’ho seguita mentre iniziava ad allegare le giovanili. Riuscendo a trasformare un manipolo di ragazzine che avevano bisogno di lezioni di motoria di base, in quasi giocatrici. Le sue squadre le assomigliavano, pochi fronzoli, attenzione alla gara massima e tanta corsa. Ragazze alle quali non si può certo rimproverare mai l’impegno.

Poteva addirittura essere attrice, in quel di Terni. In quel miracolo maltese che non s’è mai manifestato. Negli ultimi anni le nostre conversazioni estive vertevano spesso, su improbabili nuove attività che voleva intraprendere, vi assicuro tra le più disparate. In questa estate: strana, caldissima e ancora lunga, arriva il momento che attendevo.

Siederà sulla panchina del Pelletterie. Perché è così importante? In fondo anche Argento siederà su una di A2, in Sardegna. Pamela però, rappresenta una generazione di giocatrici italiane, nelle cui mani c’è davvero il futuro della disciplina.
Hanno militato in squadre senza allenatore, con allenatori improvvisati, con grandi allenatori e anche con dei segnaposto. Ora è giunto, per alcune di loro il momento di mostrare che possono essere davvero artefici di un cambiamento.

Dovrò davvero interessarmi alla A2, quella serie con le trasferte più lunghe rispetto alla categoria precedente. Quindi ho un motivo per conoscere nuovi giocatori, posti diversi e per farmi aiutare da Pamela a comprendere, dall’interno questo mondo diverso che non può chiamarsi serie B altrimenti gli sponsor, ma no questo è discorso diverso.

Trovami un posto in panchina Pamela, abbastanza vicino da poter seguire questa stagione con te. Perché non posso davvero farmi sfuggire questa occasione. Non posso guardarla in streaming, altrimenti ho il timore di perdermi il meglio.

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