Potevo scegliere di tornare a fare l’editor, scrivere per altri, su altri portali.
“Qui c’è posto, se vuoi”. I messaggi sono arrivati nel giro di dieci minuti dal mio ultimo post su anygivensunday.
Ho passato ventiquattro ore lunghissime a pensarci e non sono state facili.
Ma avevo, ho, ancora un sogno. Ne scrissi molti anni fa, quando iniziai a lavorare a quel progetto con quel nome in inglese. La mission era: “quello di essere uno spazio di storytelling sportivo”, ci credevo davvero. Esattamente come ci credo ora. Che esista lì fuori, un pubblico che s’è stancato di leggere solo i comunicati stampa.
Uno che non va ingannato con un “la società vuole l’articolo fatto in un certo modo da condividere e far viaggiare su Facebook”. Quello che leggete spesso, è semplicemente questo. L’ennesimo edulcorato, piatto, insipido. Composto dal ripetersi di una marea di luoghi comuni.
Facili da scrivere, innocui e quindi immensamente noiosi. Non si tratta della piattaforma di diffusione ma di ignoranza, di essere boomer prima del tempo, di non guardare oltre il proprio naso, di zappare l’orticello intorno a se, perché s’è incapace di un pensiero complesso. Di promuovere un movimento sportivo spingendolo con il nulla in poppa.
Linea Laterale avrà certo la sua pagina Facebook, ma sarà su TikTok, Twitch, YouTube, Instagram. Rigorosamente e principalmente, in quest’ordine. Perché, già questo è il quesito più importante. Ecco un “because” ai tanti “why”.
Se sei sconosciuto e in questo momento non sei su TikTok non ho idea davvero di cosa uno stia a fare sul web.
Perché elemosinare dalle società per avere l’articoletto inginocchiato, non mi interessa, ma soprattutto non apporta valore a nessuno. Perché ci sono spazi web che lo fanno meglio di me e da più tempo.
Mentre gli altri vi raccontano il punteggio, su queste pagine vi racconteremo il perché. Uso il plurale, ci sono dei compagni di viaggio in questa avventura. Di quelli incontrati per caso, intorno ad uno dei pazzi progetti che ho lanciato.
Li scopriremo insieme.
Dalla Linea Laterale, vi racconteremo le emozioni, le storie e non tutte saranno a lieto fine. Non tutte saranno “storie belle”, perché la vita è così.
Qual è il business plan? Mi gioco tutto, letteralmente. “It’s a huge leap and a gamble but you have no choice” m’ha scritto una delle mie storiche amiche che ovviamente non è italiana. Le novità compariranno in anteprima su quelle piattaforme che permettono di monetizzare i contenuti, con piani di revenue migliori di serraglio di boomer che è Facebook, ma li daremo in pasto anche lì, fosse solo per vedere l’effetto che fa.
Offriremo la mia, la nostra esperienza nel creare un prodotto editoriale, di raccontare lo sport anche a quelle società che vogliono essere nostre partner. Scegliendo di accoglierci per raccontare le storie, loro ma con un taglio editoriale che non è negoziabile. Qui c’è uno chef, anche più di uno, che vi cucina il piatto che scegliete di venire a mangiare. Pagate e se non siete soddisfatti del servizio e non tornate, sarà una scelta consapevole e reciproca.
Ci saranno opinioni, basate sui fatti. Perché in universo di comunicazioni basate su “fatti alternativi” e per natura stessa la passione sportiva genera forti sentimenti contrastanti, qui troverete analisi. Numeri, tendenze, che potrete verificare. Sarà sempre il punto di partenza.
Non assilleremo i lettori che sceglieranno di leggere queste pagine. Le nostre saranno sempre storie originali, niente comunicati stampa ve l’ho già detto? Se sarà opportuno però commenteremo, quelle che sono spesso delle conferenze stampa pre partita. Per i risultati, gli squalificati, le informazioni organizzative, c’è il sito della Divisione Calcio a 5. L’editor dominante nello spazio dell’informazione che ruota intorno al calcio a cinque.
Si parte.