Caffè Corretto – Presentiamoli tutti

Solitamente accade di leggere dei rinnovi dei giocatori, delle cessioni dei giocatori. Spesso può capitare d’incappare in nei rumors che però poi fanno pensare più a Tremors il film di culto perché obiettivamente brutto con Kevin Bacon. Nel calcio a cinque, quello tricolore, nel femminile con tracimazioni pericolose nel maschile invece si presentano anche i manutentori.

Letteralmente.

S’è diffusa questa pratica, che rende estremamente familiare e che sfocia decisamente nel provinciale, di presentare tutti proprio tutti quelli che in qualche modo transitano anche solo nelle vicinanze della squadra. Abbiamo l’addetto alla manutenzione, quello ai sorrisi del pubblico, quello all’organizzazione logistica, quello che vende le caldarroste.

Si soddisfa così la necessità d’appartenenza e quella d’apparire. Di sentirsi protagonisti, in netto contrasto con quello che accade con gli sport professionistici nel quale i lavoratori del club invece d’apparire sui social sono regolarmente retribuiti con un contratto.

Sfido chiunque a nominare l’addetto al campo dell’Inter, il manutentore di Milanello, il giardiniere del Bortolotti. Non ci riuscite vero, nemmeno con l’aiuto di Google. Perché queste sono effettivamente figure marginali nello showbiz del calcio, ma in generale dello sport forse fatta eccezione per le mascotte, come il gatto della UYBA.

Allo stesso modo si mettono sullo stesso piano, artificiosamente, i trasferimenti dei club delle serie minori e quelli della Serie A. Immaginate lo spazio di calciomercato di Sky Sport nel quale si conceda lo stesso spazio alla trattativa per Lukaku al Napoli o quella di Osimhen al PSG con l’acquisto di Simone Ascione da parte del Foggia o il prestito di Salvatore Pezzella alla Cavese. Non accade, perché? A nessuno importa davvero e i tifosi delle due squadre di lega pro non costituiscono un segmento di mercato rilevante.

Il calcetto a cinque invece raccatta qualsiasi cosa, facendo davvero di tutt’erba un fascio. Appiattendo tutto al minimo comune denominatore del post di 4 righe dell’ufficio stampa del “cuggino di pep”. Diventa tutto sagra paesana, che ha una sua dignità e un suo contesto. Difficile però che possa far concorrenza oppure bucare il muro di una comunicazione iper focalizzata sui segmenti di pubblico rilevanti.

In una comunicazione sportiva che s’è spostata lontano dalla parola scritta, verso l’iper utilizzazione dei video, che usa micro influencer come veicolo del prodotto, il calcetto a cinque è ancora fermo all’HTML. All’articolo a pagamento che sostiene l’operazione, incapace di sostenersi solo attraverso il suo potenziale pubblico di lettori. Così inevitabilmente dentro tutti, nel tentativo di rendere protagonisti tutti si finisce con il rendere nessuno protagonista.

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